20/05/2010 12:24
Come si diceva una volta dellAmerica: amalo o lascialo. Noi lo amiamo, e il perché non cè bisogno che ve lo racconti io. Quanto al suo campionato lo abbiamo vissuto tutti, soffrendo e gioendo con lui, come si fa con un amico grandissimo ed esemplare che non si smarrisce mai, e combatte e vince ogni volta, per se stesso e per tutti noi, la sfortuna, il dolore e pure i suoi errori. Ma anche questo vi è chiaro.
Dunque? Dunque non mi resta che essere sincero. Questo non è un articolo, è unapologia del Capitano. Che più di ogni altro incarna Roma e la sua espressione più bella e più vera, che fuor di ogni dubbio è la Roma. Abbiamo cominciato a capirlo sin dai suoi primi passi, amorevolmente seguiti da Carletto Mazzone. Abbiamo tremato quando un deplorevole ricciolone argentino, di nome Carlos Bianchi, fu a un passo dallindurre Franco Sensi a cederlo alla Sampdoria, abbiamo gioito quando il grandissimo Zdenek Zeman lo introdusse alle fatiche e alle gioie della maturità calcistica, dando un senso compiuto al suo genio. Erano gli anni in cui i nostri figli, in un certo senso cresciuti con lui, cominciavano a farsi grandicelli: adesso Giulietta mia, ventisette
anni e cuore di curva, si chiede attonita che senso potranno mai avere le domeniche quando Totti non sarà più in campo. E noi vecchierelli?
Noi ne abbiamo visti di giocatori con la maglia giallorossa, campioni, onesti pedatori e tristissimi brocchi. Ripensandoci, abbiamo voluto bene più o meno a tutti. Ma un giocatore così, e un amore così caldo, e così ricambiato, non li ricordiamo. Capisco bene che tutto questo per altri è intollerabile.
Totti risulta a mezza Italia, e anche più, insopportabile, al punto che una sua sciocchezza, ultimo il calcio rifilato a quel simpaticone di Balotelli, basta a rappresentarlo alla stregua della manifestazione vivente di tutti i mali del calcio, anzi, di tutte le nefandezze che deturpano questo povero Paese. Quelli che ce lhanno con Roma, e quindi con la Roma, non possono non avercela con lui, che della Roma e del popolo di Roma rappresenta il meglio. Io detesto le pose gladiatorie, la retorica sulla romanità, lImpero che colpisce ancora. E non nego affatto, con tutto lorrore che provo per la visione del mondo leghista, che qualche risentimento verso la capitale sia fondato. Ma Francesco, e per converso i rosiconi che gli rovesciano addosso tonnellate di luoghi comuni e di volgarità, mi fanno riprovare tutto il piacere e lorgoglio di essere romano e romanista. Grazie, Capitano.
Questa gente che ti adora è la mia gente.