Il miglior attacco è la difesa

14/05/2010 11:46

Lavoro, lavoro, lavoro. Solo così la Roma ha voltato pagina, mettendosi alle spalle un anno e un pezzo di gol incassati a grappoli. Ovvero l’ultima parte della gestione Spalletti, quando evidentemente qualcosa si era inceppato nel meccanismo giallorosso. Basti pensare che lo scorso anno chiudemmo il campionato con 61 reti al passivo. Un’enormità. E non era ricominciata meglio, visto che nelle prime due giornate del torneo attuale ne erano arrivate altre 6 (3 col e 3 con la ). Ranieri è ripartito da lì e anche lui ci ha messo un po’ a ritrovare la quadratura del cerchio. A vedere la squadra attenta di oggi ci si dimentica quasi che la Roma ha dovuto aspettare il derby di andata del 6 dicembre per festeggiare, oltre che la vittoria, la prima partita col imbattuto (almeno in campionato, perché in coppa c’era stato il 2-0 col Cska Sofia). Prima di allora, nella sola serie A, i giallorossi avevano preso 22 gol in 14 partite. Il match con la Lazio è stato il simbolo di una svolta che in realtà era iniziata da tempo, dalla vittoria col e forse anche prima.

I meccanismi difensivi hanno cominciato a funzionare: Riise è tornato quello di Liverpool, Burdisso si è dimostrato leader, Juan ha trovato continuità, Mexes ha accettato di non essere più titolare fisso e ha dato il suo contributo quando è stato chiamato in causa. Pure Cassetti si è ritrovato e Motta si è fatto trovare pronto quando serviva, così come Andreolli. Con una difesa di nuovo insuperabile i risultati hanno cominciato ad arrivare ed è cominciato il grande sogno. Oggi i numeri dicono: 41 reti al passivo (con Ranieri sono solo 36). Dal momento in cui è iniziata la rimonta, dal ko di Udine, sono solo 23 nonostante la fatica delle ultime giornate. Mancano 90 minuti, quelli per raggiungere l’irraggiungibile, l’inimmaginabile. Col solito spirito, stringendo i denti, serrando le fila, a difesa di un sogno.