«Il tifoso è libero il calciatore no»

04/05/2010 12:41



Lazio-Roma, il tifo bian­coceleste palesemente schierato per la sconfitta della squadra di Reja e sfacciatamente a favore dei nerazzurri. Un para­dosso difficile da compren­dere, da accettare, da spie­gare. Soprattutto per chi non vive all’ombra del Cu­polone. E allora non devi stupire più di tanto che le parole più indulgenti siano proprio quelle dei tifosi ro­manisti. Come Adriano Pa­natta, ad esempio. « Nell’atteggiamento della tifoseria non c’è niente di sbagliato, quei cartelli e gli slogan erano anche spiri­tosi, “scansateve” è esatta­mente quello che hanno fatto tutti, tranne Muslera e Zarate. Niente moralismi », dice da tifoso, anche se dell’altra sponda. E da uomo di sport tira le orecchie ai giocatori della Lazio: « Potevano farla me­glio... Credo, comunque, che qualche giocatore ab­bia sentito la pressione psicologica, temendo an­che i gesti di qualche im­becille» .

L’ironia, la romanità, il derby perenne: è la stessa chiave di lettura usata dal­lo scrittore Federico Moc­cia - « quello striscione “ oh noo....” racchiude tutto lo spirito romano » , spiega ­ma la vera zampata la piazza Gigi Proietti. « Augurarsi la sconfitta è un po’ come quel marito che si fa castrare per fare un dispetto alla moglie. Pe­rò fischiare Muslera per­ché parava era quasi tene­ro», racconta dopo aver in­cassato con sportività il controsorpasso. « Non farei mai il tifo contro la mia squadra, comunque il tifo è così, non c’è razionalità. La Roma lo scudetto l’ha perso contro la Samp, che l’Inter potesse battere la Lazio era abbastaza preve­dibile in ogni caso » .



« Dai tifosi devi aspettar­ti di tutto, i giocatori non hanno fatto bella figura » , spiega Linus, juventino doc, dai microfoni di radio Deejay. E a bacchettare i calciatori ci pensa anche Diego Abatantuono. « La gufata non puoi impedirla, ma è diverso. Una volta al bar si scherzava tra tifosi di squadre diverse, ora c’è un clima non bellissimo. Lazio- Inter è però inquie­tante, anche dal punto di vista delle scommesse » . E poi c’è l’immagine del cal­cio italiano da difendere. « Raccontavo il nostro campionato agli inglesi, lì tirano sempre fuori le no­stre pecche, in un calcio di professionisti certe cose non dovrebbero accadere », racconta Laura Esposto, milanista e volto femmini­le di Gnok Calcio Show. « Però avere la rivale in ca­sa che vince lo scudetto... ». Già, il derby perpetuo. E allora nel calcio, come in amore, tutto è permesso.

 

Uno stadio “contro”. I tuoi tifo­si che ti chiedono di perdere, senza trop­pi giri di parole. E un incastro di risulta­ti scivolato via come un meccanismo ben oliato. Ci sarebbero tutte le attenuanti del caso per spiegare la serata dell’Olim­pico. Gli uomini di calcio guardano La­zio- Inter da un’altra prospettiva, quella del campo. Perché i tifosi saranno liberi di sperare nel risultato che gli va più a genio, anche una sconfitta, ma loro, i cal­ciatori, hanno un codice da rispettare. Dando il massimo, sempre. La vecchia guarda è più intransigente, gli altri tira­no in ballo la questione delle motivazio­ni. Ma almeno su una cosa sono tutti d’accordo: la colpa è anche del turno di campionato spalmato su due giorni, di quella contemporaneità sacrificata in nome degli ascolti tv e limitata solo alle ultime due giornate.



Spillo Altobelli è uno che non le ha mai mandate a dire. E infatti: « L’atteggiamento della Lazio? Dico solo che durante la mia carriera sono sceso in campo sempre cercando di dare il massimo. Qualche volta il mio contribu­to era tanto, altre volte era poco, ma l’impegno era sempre al cento per cento » . Lo immaginate voi uno come Causio tirarsi indietro? Certo che no. « La lealtà in campo dve esserci sempre, non me la sento di condannare nessuno, però loro stessi, i giocatori, sanno se si sono comportati bene o male » , spiega

l’ex bianconero. Più diretto Beppe Furi­no: « Dopo un quarto d’ora ho cambiato canale. Il tifoso ragione in un certo mo­do, i giocatori non hanno dimostrato pro­fessionalità. Quando entravo in campo, io avevo una certa mentalità... » . Aldo Serena allarga l’analisi. « E’ stata una co­sa brutta, ma è quello che avviene in tanti campi di calcio. Lede la sportività, mi aspettavo una partita vera, anche se i valori alla lunga sarebbero usciti lo stesso. Sicuramente sapere già i risulta­ti ha influito » .



Appunto, la contemporaneità. Andrea Agostinelli, da ex calciatore e da allena­tore, prova a spiegare quanto successo nella mente dei biancocelesti: « Alle sei del pomeriggio la Lazio ha saputo che era praticamente salva, dopo i sacrifici di un anno intero, con momenti bui. In quel momento ha avuto un crollo psico­logico, di tensione. E poi, certo, l’atteg­giamento dello stadio ha incentivato questa situazione » . « Serve la continuità », insiste Franceso Colonnese. « Le rivalità in Italia ci sono sempre sta­te, al contrario il clima sarebbe stato lo stesso per la Roma. Però anche i calco­li ci sono sempre stati, li fanno tutti, ec­co perché bisognerebbe giocare alla stessa ora ». E infatti, aggiunge Massimo Taibi: « Se l’Atalanta avesse vinto, le mo­tivazioni ci sarebbero state per la Lazio. Però non attacchiamo i biancocelesti, questa è la mentalità italiana » .