Mario: "Mi ha dato del negro di m..."

07/05/2010 10:18

Il bisticcio E al riguardo Raiola è secco: «Mario m’ha giurato di non aver offeso nessuno. Lui ammette solo di avergli detto: "Basta con i calci, non fare il bambino giochiamo a pallone". Nulla di più. Poi, ha fatto il resto...».

I rancori Il capitano giallorosso ha fatto cenno ai precedenti di Balotelli contro la Roma. E su questo punto Raiola va giù pesante: «Se parla così vuol dire che ha premeditato questo gesto e cova rancori. E ciò non mi piace. Per me chi è razzista è ignorante. Scelga lui come considerarsi. Per un gesto premeditato ci vorrebbero 6 mesi di stop: non solo la in Coppa Italia. In Brasile c’è anche l’arresto per atti razzisti».

Poi, lancia la provocazione: «Vodafone ha investito tanto sulla sua immagine positiva negli spot. Non credo che ora siano contenti i suoi clienti di colore o antirazzisti». Raiola tocca un altro tasto. «Cosa dovrebbe dire adesso Juan al suo capitano. deve gestire con cautela questa brutta vicenda. E mi chiedo: come mai fa il gladiatore solo all’Olimpico, mentre fuori casa è un agnellino?».



Proposta - Almeno il finale è propositivo. Se non proprio distensivo: «Mario e io siamo convinti che sia bene voltar subito pagina. La lotta al razzismo ha bisogno di contributi importanti e sarebbe bello che anche Francesco facesse la sua parte, magari con l’appoggio della Roma. Sarebbe il miglior modo per chiudere l’incidente». Quindi, con il sorriso sulle labbra, riferisce una battuta di Mario: « è stato l’attaccante più forte, non mi stupisco se la sia presa con me: ora sono io il più forte...» Sfrontato? Certo. Orgoglioso? Sicuro. Ma Raiola ci tiene a non fare confusione. La sbruffoneria di Mario è figlia della sua età e va arginata, ma non presa a pretesto. Per lui l’incidente dell’Olimpico è l’occasione per porre la questione del razzismo, una ferita per lui sempre aperta. «Ricordo ancora la brutta esperienza del ’96 a Verona. Lì la società fu minacciata per aver ingaggiato l’olandese Ferrier, difensore di colore. Tanto è vero che il ragazzo, poi, fu costretto ad andare via. Passano gli anni, ma la questione è irrisolta. Siamo un popolo di emigranti: 65 milioni d’italiani vivono all’estero e qui dovremmo essere più rispettosi per chi arriva da lontano. Perciò credo che debba essere dalla nostra parte. Non contro»