Milito segna un gol fantastico. Roma a nervi tesi e follia di Totti

06/05/2010 11:52

La chiave L’Inter vince la sua sesta coppa Italia, terza contro la Roma nelle 5 sfide degli ultimi 6 anni, perché si conferma più squadra, più abituata alle gare decisive, con giocatori di maggiore qualità. L’asse argentino Samuel-Cambiasso-Milito è la spina dorsale di un gruppo in cui tutti si sacrificano, con la sicurezza che prima o poi i gol e le vittorie arrivano. E non è un caso che la differenza la faccia ancora Milito, campione di umiltà, oltre che di tecnica e continuità. Ma proprio perché l’Inter si conferma grande, la Roma non deve sentirsi né umiliata né beffata, visto che in questa sfida come in campionato esce a testa altissima.

Inter sicura Recuperato ma subito riperso Sneijder, fuori per una tacchettata di Burdisso alla coscia destra, Mourinho conferma il rilanciando Balotelli a sinistra. Eto’o rimane defilato a destra, pronto ad arretrare in fase difensiva, in linea con Zanetti e Motta, quando la squadra si dispone con un 4-1-4-1 grazie a Cambiasso sempre pronto a sdoppiarsi come regista davanti alla difesa. E qui c’è traccia di perché al posto della coppia Lucio-Samuel si rivedono Cordoba e Materazzi. Ma al 39’ anche Cordoba è costretto a uscire per infortunio, rilevato da Samuel. Subito dopo l’Inter, che fin lì si è vista poco in attacco, passa in vantaggio con un perfetto contropiede. Motta da metà campo smarca Milito, che vola da solo per 40 metri, sfugge a Mexes e al ritorno di Perrotta e con la potenza di un centravanti vecchia maniera infila di il pallone dell’1-0. Capace di limitare i rischi nella ripresa, l’Inter aspetta e riparte con la sicurezza di chi si sente più forte e alla fine i 5.000 tifosi nerazzurri fanno festa, cantando «ce ne andiamo a Madrid».

Roma stanca Ranieri esclude inizialmente fornendo a Lippi, spettatore interessato in tribuna, un altro motivo per non portarlo al Mondiale. Al suo posto si rivede Toni, ma nemmeno lui riesce a riguadagnarsi la fiducia del c.t., terminale offensivo di una squadra stanca, imprecisa e troppo nervosa. Burdisso, spostato a destra al posto dello squalificato Cassetti, soffre Balotelli, ma più in generale quello che manca è il cambio di passo, che soltanto Taddei, in assenza di Menez, prova a dare. Troppo poco per penetrare nel fortino dell’Inter, ancora più solida e sicura dopo il vantaggio. E allora Ranieri prova a ribaltare il risultato con una doppia mossa dopo l’intervallo. Fuori Burdisso a rischio di espulsione e dentro Motta, e soprattutto fuori Pizarro e dentro nel ruolo di Perrotta, alle spalle di Toni. Il capitano, però, si fa vedere soltanto con una punizione deviata da Julio Cesar e con un brutto fallo di reazione su Milito che frutta anche a lui un . Quanto basta per indurre Ranieri a giocarsi l’ultima carta, con l’inserimento di Menez al posto di Toni, garantendo a il ruolo preferito di punta senza compagni davanti. Ma nemmeno la libertà aiuta il capitano a guidare la rimonta. La Roma sbaglia troppo davanti e lui sbaglia più di tutti anche dietro, meritandosi l’espulsione. Brutto finale di una brutta finale.