Pallottola a Lotito. Minacce ultrà anche sulla coppa

04/05/2010 10:41

Choc- Un proiettile di grosso calibro (di quelli che si usano per i fucili) recapitato in busta chiusa a Claudio Lotito venerdì scorso. Con un messaggio esplicito: «Se non battete l’Inter siete finiti». È la denuncia-choc del presidente della Lazio. A renderla nota è lo stesso Lotito in un comunicato diffuso nella serata di ieri. Il romanzo (nero) degli ultimi quindici giorni di vita calcistica della capitale si arricchisce dunque di un nuovo, inquietante episodio. La Digos, che è stata avvisata dallo stesso Lotito, si accinge ad indagare sull’episodio. Il contenuto della missiva, peraltro, lascerebbe intendere che a inviarla siano stati romanisti, cui stava a cuore un risultato positivo della Lazio contro l’Inter. Per Lotito, che da quasi cinque anni vive sotto scorta (come Rosella Sensi) causa rottura con gli ultrà biancocelesti, ora ci sono le minacce esplicite anche di non laziali.

Niente scuse- Ma nel comunicato con cui rivela l’accaduto Lotito espone anche il suo punto di vista su tutto ciò che è stato detto a proposito dello scarso impegno dei giocatori laziali. Mentre la curva Nord rivendica il «diritto a tifare contro», non mancano le frecciate polemiche di Lotito a chi (dalla Sensi a Montali) ha lanciato pesanti allusioni sul comportamento della squadra biancoceleste. «La Lazio non deve chiedere scusa a nessuno, anzi deve piuttosto ricevere le scuse da parte di chi, ignorando le proprie responsabilità, ha lanciato sugli altri colpe inesistenti. Abbiamo più volte ribadito la necessità che l’antagonismo sportivo rimanesse nei confini della dialettica civile. Invece abbiamo assistito a manifestazioni, specie in occasione del derby, che hanno profondamente ferito la tifoseria laziale e che hanno generato un clima di istigazione alla violenza che si è protratto per tutta la settimana». E ancora: «Chi ha alimentato la tensione con comportamenti antisportivi e violenti non ha alcuna veste per impartire lezioni di sportività».

Paura- A questo punto interessa poco stabilire chi ha detto cosa. La tensione di cui parla Lotito da qualche tempo a Roma ha superato i livelli di guardia. Domani l’Olimpico, teatro della finale di coppa Italia, si presenterà ancora una volta blindato esattamente come al derby— mille agenti e 600 steward al lavoro— e con la capienza ridotta di circa 15.000 posti. Misure prese non tanto per scongiurare possibili contatti tra romanisti e interisti, quanto per arginare i possibili scontri tra romanisti e laziali. È certo che più di qualche ultrà biancoceleste si presenterà allo stadio e vedrà la partita in curva Nord, mischiato agli interisti (sono gemellati). Ma quel che preoccupa di più le forze dell’ordine è la voglia, di romanisti e laziali, di approfittare della finale di Coppa per proseguire gli scontri del derby. I romanisti — ultrà della Nord e cani sciolti della Sud—, sono pronti e più organizzati rispetto alla stracittadina. I laziali — gli ultrà di «In basso a destra», gruppo ex Banda de Noantri legato a Forza Nuova — in queste ore si stanno contando per verificare se sono abbastanza da fronteggiare i romanisti. «Devono decidere se vale la pena rischiare la pelle, il quadro è questo», dicono dalla . Ieri, dopo tanti interventi sulla corsa scudetto e la lotta salvezza, il sindaco Alemanno è rimasto in silenzio. Forse era l’unico che doveva parlare.