Siamo e saremo i campioni d’Italia

18/05/2010 11:56

di questa squadra, per gli attributi caratteriali e psicologici che gli ha conferito questo allenatore, perché ’sta squadra c’ha avuto du’ palle così, come quella sera di Roma-Inter che al pareggio di Milito ci siamo guardati tutti, in Tribuna Tevere e abbiamo convenuto: "’Sta partita se po’ ancora vince!".
 
Con tutto il rispetto per l’allenatore precedente, con Spalletti non avremmo mai avuto l’ardire e l’ardore di pronosticare una cosa del genere a venti minuti circa dalla fine. La Roma, dunque. Bene assoluto, valore cittadino, municipale anzi, dove riversiamo tutto l’amore infinito per una à che in altri ambiti quasi sempre maltrattiamo o comunque non coccoliamo a dovere. La Roma che ci ha fatto gonfiare il petto anche ieri mattina, come avessimo vinto noi; di più anzi: da una parte è andato l’ennesimo scudetto dei chiaro scuri che fanno la penombra costante del campionato italiano e delle sue storie, dall’altra, cioè da noi, è approdato l’orgoglio di essere diversi, più forti perché comunque entusiasti, più degni perché chi versa una lacrima non ha paura mai di nascondersi.
 
La Roma, sempre lei: filosofia di vita, cuore oltre l’ostacolo, aria da signore pure se c’hai le pezze al culo, che /Me fa senti’ importante, pure se non conto niente.../. In un certo senso, quelli che ci giudicano dall’esterno io li giustifico pure e compatisco la loro non comprensione della nostra filosofia di vita: noi siamo quelli che pure se non c’hanno una lira, se ci stanno per staccare la luce e il gas, basta che un amico ci dica che in quel ristorante si mangia bene e facciamo in modo di andarci, da gran signori, sempre ostentando il sorriso, a volte poveri ma belli sempre, ci puoi giurare. Ecco perché pure qualche occhio lucido sotto e nella curva del Bentegodi, qualche lacrima di Roma-Sampdoria sono stati in realtà tutti sorrisi, solo diversamente espressi: un amore del genere, un abbraccio costante, la promessa sempre mantenuta di tornare ad esserci
che altro sono se non una duratura condizione di felicità? E’ vero che però sarebbe bello vincere anche quegli scudetti e quelle coppe che finiscono sugli almanacchi, non c’è dubbio: ma questa società, questo tecnico che la società ha scelto, questa squadra che ha smaltito anche la partenza ad handicap di quest’anno, non si sono forse meritati che noi tutti si torni ad essere convinti, nonsperanzosi, con-vinti sin dal prossimo 22 agosto? Allora, se a Siena hanno alzato la coppetta della Lega, coi festoni e i coriandoli nerazzurri, noi abbiamo esportato un "tutto esaurito" a cinquecento chilometri di distanza, di bandiere e di canzoni, di amicizia e civiltà. Nessun almanacco, nessuna Tessera del tifoso (ma quale Privilege card? Io so’ privilegiato da quando ho scelto la Roma) potranno mai scalfire la convinzione che, per il modo con cui amiamo
la vita e digeriamo i risultati che la vita ogni tanto propone, siamo e saremo sempre noi i Campioni D’Italia.