Tifo, ansia e tensioni. E spunta anche un invasore

06/05/2010 13:21



ENTUSIASMO
- Alla fine ha vinto l'Inter. E non è una vittoria qualunque. Per capirlo è bastato os­servare la straordinaria partecipazione di Mou­rinho. Disturbato da un laser che schizzava dal­le tribune, sbeffeggiato e insultato a lungo dai romanisti, ha festeggiato come un giovanotto la prima Coppa Ita­lia della sua vita, prima di infilar­si negli spogliatoi. Una Coppa che di per sé conta molto, soprattutto perché alzata nella casa dell'av­versaria di sempre, e che conta ancora di più pregustando la tri­pletta. Invidiata un anno fa al e adesso verosimile.



L'ATTESA - Il godimento nerazzurro si sublima al termine di una notte intensissima. Preparata e vissuta con l'ansia che meritano i grandi even­ti. Da subito si capisce che Lazio-Inter non abi­ta più qui. Le scorie della partita fantasma gio­ poche ore prima sulla stessa erba sono sta­te spazzate via dalla tensione della finale. I tan­ti interisti cantano orgogliosi il motivetto da («Ce ne andiamo a Madrid»), i cin­quantamila romanisti assordano il cielo con il loro tradizionale incitamento. La sol­leva qualche striscione dedicato ai laziali ma il brutto ricordo è secondario rispetto al contesto. E mentre i vip si divertono nella zona ospitalità dell'Olimpico con gli schermi tri­dimensionali, che aggiungerà al­la partita un effetto hollywoodia­no, lo stadio resta sorpreso all'an­nuncio delle formazioni: va in panchina, Sneijder c'è (durerà un battito di ciglia). Stupore da una parte, un boato dall'altra.



EMOZIONI - Il calcio d'inizio si avvicina, lo stadio si scalda sotto gli occhi di Marcello Lippi e delle autorità poli­tiche e sportive. Il tempo di immaginare calcio e la banda dei carabinieri attacca con l'inno di Mameli: peccato che per un disguido sui tempi si sovrapponga all'inno romanista e suoni imper­cettibile, cancellato dalla voce dalla gente. Poi Rizzoli dà il via in un chiasso assordante. Non tutti gli spettatori sono entrati in tempo per le prime azioni: la militarizzazione della à, de­cisa per scoraggiare incidenti e contatti tra op­poste fazioni, ha reso complicatissimo l'accesso allo stadio. Per arrivare in macchina all'Olimpi­co dal centro di Roma, soli 6 chilometri, sono servite due ore. Qualcuno ha protestato ai can­celli per le lunghe code. Ancora peggio è andata a una comitiva di tifosi dell'Inter, bloccati in auto­strada dal guasto a un pullman. La loro finale è cominciata in for­te ritardo. Il traffico che snerva però è presto dimenticato: un contrasto duro tra Burdisso e Sneijder costringe Mourinho al cambio dopo pochi secondi e ri­porta alla realtà di una sfida autentica. Tocca a Balotelli, fischiatissimo dai romanisti come il suo allenatore. C'è uno scatto di Eto'o, c'è un'idea di Vucinic, c'è il gol di Milito che è la gioia del-l­'Inter, c'è l'espulsione di che è la frustra­zione delle Roma. Si vive solo questa partita. Il duello tra le migliori di tutte, aspettando lo sprint del campionato.