28/06/2010 11:17
Quale lezione si porterà dietro, dopo lincubo vissuto a Gallipoli?
«Non posso darmi pace: in pochi mesi è stato distrutto il giocattolo che avevamo costruito. Mi dispiace per i tifosi, sono grato a loro e soprattutto a Barba e al d.s. Dimitri per avermi consacrato nella straordinaria annata della promozione in B. E ora chi ha procurato il fallimento del Gallipoli ha anche il coraggio di sparlare di me...».
Non le pesa ripartire dalla Prima divisione?
«Verona vale la A! Con oltre 10.000 abbonati e un ambiente caloroso, vivrò su un pianeta unico; certo, per vincere non bastano numeri da record della tifoseria e tradizione calcistica. Ho firmato un contratto biennale, spero di far divertire la gente. Da Verona lancio unaltra scommessa in Prima divisione, ancora con la rabbia dentro per la panchina doro assegnata nel 2009 a Bisoli. Come lui, avevo vinto il campionato e il Gallipoli aveva battuto il suo Cesena, aggiudicandoci la Supercoppa: ci rimasi male, meritavo quel premio».
La sua Roma e quel Verona scudettato che faceva sognare: è rimasto legato a qualche protagonista della squadra di Bagnoli?
«In particolare, identifico il miracolo Verona con Di Gennaro; era un riferimento, nel mio ruolo, anche in Nazionale. Con Bearzot, toccava a lui illuminare il gioco; poi, con Vicini, presi il suo posto».
I dirigenti le hanno parlato di un possibile ripescaggio in B?
«Sì, ci aspettiamo una bella sorpresa. Ma non ho accettato la proposta del Verona per vivere di speranza. Voglio meritarmi un palcoscenico con 20.000 spettatori, disposti a soffrire accanto alla squadra per tornare protagonisti, tutti insieme, a certi livelli. Avremo bisogno anche dellapporto delle istituzioni. Mi piacerebbe conoscere il sindaco Tosi: mi presenterò, con la mia romanità, per promettergli entusiasmo e professionalità al servizio del Verona».
Quanto avranno inciso sulla società i giudizi positivi dei suoi fedelissimi Cangi, Russo, Esposito e Di Gennaro?
«Non so. E, quandanche abbiano speso belle parole su di me, non vanteranno bonus particolari. Il mio calcio? Mi hanno appiccicato letichetta del 3-5-2 ma è solo la base sulla quale creo diverse soluzioni: nel Gallipoli spesso passavamo al 3-4-1-2, con Mancini o Mounard rifinitori, che non davano riferimenti agli avversari».