Francesco, dai pollici al cuore

10/06/2010 11:02


e campione. Un viaggio che ha la partenza e il suo punto di approdo in , dove è andato finché ha potuto e dovunque si sia trovato quello che non è un luogo fisico ma, come scrive l’autore, «
un luogo dell’anima». Anche in un settore del Flaminio, con altri 1999 romanisti, rotolandosi di sotto per il gol di Voeller al derby. Sotto la Sud , da raccatapalle, si rifiuta di ridare il pallone a Schmeichel perché vuole perdere tempo dato che la Roma sta vincendo col Broendby, in Sud ritorna per una partita di Coppa Italia del 2006 - e Cagnucci, che era accanto a lui, racconta quei momenti minuto per minuto - alla Sud si consegna, con la maglietta della Roma a coprire i singhiozzi, dopo la sconfitta ai rigori con l’ all’Olimpico. Comincia così il libro, che in ogni pagina va a scoprire che cosa sta nascondendo quella maglietta, dietro la quale c’è un

bambino che a 7 anni rimase colpito dal silenzio che c’era in à
la notte di Roma-Liverpool, un campione che promette a quel bambino di diventare un grande rigorista per poter vincere, un giorno, quella partita, ma che, nell’anno della finale di Coppa Campioni all’Olimpico, perde ai rigori contro una squadra inglese. E si nasconde per quella timidezza che l’ha sempre accompagnato fin da quando gli amici d’infanzia facevano

fatica a ricordare che voce avesse quel bimbo che poi nelle partitelle a Villa Scipioni o sulla spiaggia di Torvaianica si trasformava nel compagno di squadra ideale, e che diventa però la sua forza. Perché lui la sa accettare e quindi sa accettare se stesso. E così diventa il campione che sa passare la palla ai compagni

senza guardarli e l’uomo che non si svende, perché aprire il cuore è una cosa preziosa. Se sai guardare sotto quella maglietta rossa, però, il cuore di viene fuori in ogni modo. Nel pianto con il figlio in braccio

dopo l’operazione del 2006, nell’emozione di ritrovare l’ex compagno di squadra in una visita al carcere di Regina Coeli, nelle parole e nei sorrisi dei bambini, al funerale di Gabriele Sandri quando evitalete lecamere e va porgere lecondoglianze alla famiglia «defilato, senza dire una parola tranne quel venire a cercarci per far vedere, ma solo a noi, che quel giorno c’era pure lui al funerale di Gabbo», racconta Giorgio Sandri in uno dei capitoli più toccanti del libro. Nulla che sia in contraddizione con i pollici versi del derby, sotto la Sud, dove finisce il viaggio di e quello dentro . Il giorno di Roma- Cagliari, dopo il calcio a Balotelli, Francesco apre ancora una volta il cuore ai suoi tifosi. In quell’abbraccio c’è «tutto quello che i Balotelli non sanno», cioè tutto quello che è , dalla alla , dai pollici al cuore. Con una colonna sonora che Cagnucci riesce addirittura a far sentire: My way. Sentirete che bel rumore.