Italpetroli, Unicredit tiene duro

05/06/2010 20:04

Ma la via maestra della cessione, secondo quanto risulta a Il Messaggero, per Unicredit dovrebbe passare dal tribunale mediante dichiarazione di liquidazione di Italpetroli e la nomina di un curatore. La banca preferirebbe evitare quella che in gergo si chiama assegnazione con datio in solutum dei beni, cioè l’estinzione del credito compensandolo col trasferimento della proprietà della squadra di calcio, degli asset oil & gas (Civitavecchia): questa modalità piace poco a Alessandro Profumo, da sempre sostenitore che una banca non debba gestire imprese. Tanto più quando l’impresa si chiama Roma calcio con tutti gli interessi sportivi e non collegati.

E a far scartare l’assegnazione dei beni c’è anche la prospettiva che il passaggio del 67% di As Roma, quotata in Borsa, a Unicredit, comporterebbe da parte della banca l’obbligo di opa (offerta pubblica di acquisto) sul 33% del capitale sparso tra i piccoli azionisti: ai valori di mercato di ieri - il club capitalizzava 105,3 milioni - l’offerta verrebbe a costare 34,5 milioni. Quindi Unicredit dovrebbe sborsare subito altri soldi, gestire la fase intermedia - la campagna acquisti e altre incombenze - fino a quando non trovasse un compratore. Questo scenario fa da sfondo alle schermaglie in atto.

Ieri un portavoce di piazza Cordusio ha «smentito le gravi insinuazioni contenute nel comunicato stampa di ieri (giovedì, ndr) diffuso da Italpetroli che parrebbe attribuire a Unicredit la paternità di notizie - riportate da un’agenzia di stampa del giorno prima, ndr - definite false». Queste indiscrezioni riferivano che i sindaci e i revisori avrebbero comunicato a Italpetroli e Unicredit di non voler firmare il bilancio 2009. Nell’udienza arbitrale, invece, i legali delle parti (Agostino Gambino per Italpetroli, Francesco Carbonetti per Unicredit) hanno presentato le nuove memorie sull’oggetto dell’arbitrato: la validità del recesso da parte della banca dell’accordo di ristrutturazione del debito del luglio 2008.

I Sensi contestano la legittimità del recesso e accusano la banca di aver fatto anatocismo, cioè calcolato interessi su interessi, aumentando le pretese di circa 80 milioni. Unicredit ritiene che ha disdettato l’accordo perchè Italpetroli non ha comunicato nei termini giusti i dati sul patrimonio netto del gruppo e che non c’è anatocismo, in quanto il precedente accordo transattivo del giugno 2004 definiva le modalità di rimborso e quindi degli interessi. Gli arbitri si rivedranno il 23, ma hanno preso tempo confidando in una mediazione definitiva. Diversamente se il ”lodo” fosse favorevole alla banca, riavrebbero efficacia i 13 decreti ingiuntivi presentati contro asset di Italpetroli per procedere alla vendita, ma congelati dall’arbitrato.