La disfatta

25/06/2010 10:03

Trovavo (trovavamo) qualcosa di surreale nella storia di un allenatore in uscita speranzoso di congedarsi bene facendo affidamento su un blocco di giocatori, gli juventini, freschi reduci da un campionato tragicomico.

Mi sembrava (ci sembrava) quanto meno curiosa l’ermetica chiusura dell’allenatore in questione alla sola idea di potersi portare appresso qualcuno (i nomi sono sempre gli stessi, , Cassano e, nonostante tutto, Balotelli) che potesse innalzare il tasso tecnico e dare qualche senso alla speranza di andare in gol. E si potrebbe proseguire a lungo, anche perché quel che avevamo visto con i paraguagi e i neozelandesi aveva aumentato a dismisura le nostre (chiamiamole così) perplessità.

Ciò detto, non per Lippi, ma per quei ragazzi che escono di scena così, mi dispiace (ci dispiace) assai. Per tutti, ma ovviamente in primissimo luogo per , che già aveva alle spalle una stagione per tanti motivi difficile. Ieri Daniele ha sbagliato molto, per molti tratti è parso non assomigliare nemmeno un po’ al fantastico campione che conosciamo: è finito anche lui nel tritacarne.

Ma era chiamato a giocare davanti al proprio  per decisione tecnica. E infatti, con l’ingresso di Pirlo, un po’ di movimento di palla tra i due si è visto. E nel finale, ancora una volta, è parso l’unico possibile alfiere di un’incredibile rimonta. Anche se il miracolo non c’è stato, a Daniele che mi (ci) sta a cuore come uno di famiglia, chiedo (chiediamo) con affetto di fare ogni sforzo per ricordare in futuro solo quell’ultimo quarto d’ora e dimenticare tutto il resto.


Gli slovacchi, che a quanto pare sono gente moralmente assai rigorosa, hanno smentito Umberto Bossi: non solo non si sono fatti comprare, ma ci hanno rifilato tre pallini, e per un’ora e passa ci hanno pure dominato. Ciò nonostante oggi, oltre alle rampogne sdegnate dei sepolcri imbiancati, dovremo con ogni probabilità sorbirci lazzi e frizzi dei leghisti sostenitori della nazionale padana.

E’ il prezzo forse più penoso che ci toccherà pagare per la sconfitta dell’Italia di cui Roma è capitale. Ma siamo gente forte: tappiamoci le orecchie e Forza Roma alé. Senza dimenticarci però nemmeno per un attimo che la suddetta Italia di cui Roma è capitale è messa malissimo, e una nazionale senza un’idea e solo qualche spicciolo di cuore è purtroppo lo specchio fedele dello stato in cui versa il Paese.