I tifosi divisi tra nostalgici e fautori della 'liberazione'

10/07/2010 15:30

Come al solito, gli spazi più appropriati per esternare pensieri in libertà, sono quelli a disposizione dalle trasmissioni delle radio private e sui forum nella Rete. «Con Rosella Sensi se ne andrà l’ultima famiglia appassionata di un calcio che non esiste più, rimpiangeremo lei e il papà Franco che hanno fatto grande la Roma in Italia e in Europa senza farci conoscere l’onta di Calciopoli». In tanti ricordano il periodo del loro avvento: «Quando acquistò il pacchetto di maggioranza insieme a Mezzaroma, Sensi era tra gli uomini più ricchi d’Italia: adesso la sua famiglia è stata costretta a cedere quasi tutti i propri averi. Il sacrificio merita rispetto». E i pareri contrari a questa tesi? «Altro che gestione virtuosa, il redde rationem era previsto e prevedibile. Italpetroli non è finita sull’orlo della bancarotta per colpa della Roma, semmai è andata nella maniera opposta. Questa squadra si sta spegnendo per consunzione e servono investimenti massicci per rinforzare l’organico». Rincarando la dose: «In questa vicenda, Unicredit è stata anche troppo indulgente. Nessun rimpianto per chi ci ha portato a un passo dal fallimento, avanti il prossimo senza sentimentalismi». Altri invece puntano il dito contro Unicredit, rea di aver forzato una soluzione forse inevitabile ma in ogni caso dolorosa: «Chi occuperà il posto di Rosella deve assicurare un futuro di alto livello alla squadra, altrimenti sarà la dimostrazione dell’esproprio perpetrato della Banca». Già, l’acquirente. Quanto resisterà la neonata «Newco Roma»? C’è già qualche imprenditore disposto a rilevare il pacchetto di maggioranza del club? In à già impazza il toto-compratore: «Se Angelini fosse ancora interessato alla Roma, deve dimostrarlo concretamente subito: il tempo delle chiacchiere è terminato, non abbiamo bisogno di personaggi in cerca di pubblicità per valorizzare i propri affari». La telenovela che dura ormai dal 2004 induce i più impazienti a invocare rapidità: «Non ci sono più alibi. Da Kerimov a Fioranelli, dai rappresentanti dei fondi esteri ad Angelucci: è arrivato il momento di uscire allo scoperto, smascherando i bluff dei vari personaggi. Due anni dopo non si potrebbe tornare a bussare alle porte di George Soros?». Quasi tutti, però, convergono su un punto, anche per scaramanzia: no alle cordate: «Visti i precedenti, portano male».