Il Pupone d'Italia e quei continui assist al luogo comune

17/07/2010 12:40

Nessuno (al Nord, al Centro o al Sud) che si sia sentito offeso nell’orgoglio familiare urlandogli in faccia che sua moglie sarà pure carina, ma ce ne sono di migliori. Insomma, se non avesse detto che Roma è bellissima e per questo i padani sono invidiosi, non sarebbe successo nulla. Invece l’ha detto, e apriti cielo! Le risposte sono arrivate come un riflesso automatico: la capitale sarà pure bella, ma è sporca e ladrona, e per di più ci sono troppi romani... Luogo comune chiama luogo comune. Come dire: non c’è più religione? Sì, però non ci sono più neanche le mezze stagioni, tie’! Tutto da verificare, ma non importa. Roba da strapaese alla frutta, da stinta commedia all’italiana, se una battuta dell’ottavo Ubu-re di Roma in pantaloncini corti e maglietta giallorossa è capace di scatenare un putiferio politico. Del resto, er è incorreggibile (non sarebbe più lui e lui deve essere lui non altri), non ce la fa proprio a uscire dalla parte: si era appena congedato dai tifosi con un calcione negli stinchi di Balotelli e si è ripresentato ieri restando esattamente nel suo ruolo, come se le vacanze (a Disneyland) fossero passate invano. Romano de Roma, bulloccio e belloccio quanto basta, capitano coraggioso e incazzoso, pronto al cucchiaio e allo sputo, dunque eroe della curva, genio del pallone troppo compreso dai suoi e spesso incompreso dagli altri, marito (fedele, ovvio) di una bella ragazza (non la più bella) vista per la prima volta ballare in tv, padre (felice, ovvio) che dedica ai «pupini» (Christian e , non tanto ovvio) tutti i suoi gol ficcandosi ogni volta il pollice in bocca, testimonial di spot di successo dove si finge più tonto di quello che è facendo il poliglotta all’amatriciana. Soprattutto eternamente testimonial di se stesso.

Ci mancava pure lui, ad accendere, per di più nel pieno di un’insopportabile afa estiva, le polveri sempre pronte (ovvio) dell’armata padana, che da un paio di settimane restavano insolitamente silenti. Un assist all’incontrario. lo sa bene, un assist a regola d’arte dovrebbe sorprendere, disegnare una traiettoria imprevista, innalzarsi e ricadere là dove nessuno se lo aspetta tranne il proprio attaccante. Invece qui gli attaccanti erano gli altri. Sarebbe bastato usare non un superlativo relativo (che, come si impara alle elementari, non è relativo per niente) ma un superlativo assoluto (che lascia spazio anche agli altri, ai lombardi, per esempio): non «Roma è la più bella», ma semplicemente «Roma è bellissima». E magari aggiungere: «E, anche se nun ce sta er Cupolone, pure Milano non scherza». Pensate che contropiede micidiale, che ripartenza! Perle che non si vedranno mai sui campetti dell’Eccellenza del Nord, del Sud né del Centro.