Unicredit-Italpetroli, oggi nuovo aggiornamento

02/07/2010 10:48

Un primo motivo di scontro è rappresentato dalla differenza di valutazione che viene data all’asset più importante in pancia a Italpetroli: la Roma. Tra la stima che Piazza Cordusio fa della società sportiva e quella dei legali dellafamiglia Sensi, ci sono almeno 100 milioni di euro. Non solo.

I Sensi vogliono capire cosa succederà alla Roma durante l’ipotetico periodo di transizione, successivo all’eventuale accordo. Ipotetico, sia chiaro. Perché allo stato attuale sembrerebbe non esistere una realtà imprenditoriale candidata a raccogliere la pesante eredità dei Sensi. Con i quali – meglio ricordarlo – la Roma ha vinto uno scudetto, due coppeItalia e due Supercoppe italiane. Non è una questione da poco.

Fonti vicine alla famiglia Sensi ci tengono a ricordare cosa accadde alla Lazio nel 2002. Cragnotti era stato costretto a lasciarela Lazio nelle mani di Capitalia, il colosso bancario che poi si fonderà con Unicredit. Capitalia eraconvinta di poter cedere la Lazio in tempi brevi. Al massimo, in qualche mese. Invece, fu costretta a tenersela per due anni. La società perse subito Nesta, poi furono venduti gli altri pezzi pregiati. Nel 2004, Lotito acquistò una società dal patrimonio tecnico depauperato. Ecco, questa è la principale preoccupazione dei Sensi. Ma pure di Unicredit, che memore di quella infelice esperienza non vuole ripetere gli stessi errori. C’è una situazione di stallo. È evidente.

Dal 23 giugno, dal giorno in cui il presidente Ruperto avvisò che, senza un’intesa, il 5 luglio si sarebbe andato a sentenza arbitrale, i legali dei Sensi e quelli di Unicredit hanno continuato a lavorare su più ipotesi. Ieri il deputy della banca, Paolo Fiorentino,ha spiegato: «Siamo in una fase in cui stiamo provando a trovare un accordo, o l’accordo ce lo trova l’arbitro (Cesare Ruperto, ndr). Ci sono gli avvocati che lavorano. Se entriamo in questo film, ci porremo il problema di chi ingaggiare». Fiorentino ha negato che esistano dei contatticon banca Rothschild, che secondo qualcuno dovrebbe essere l’advisor deputato a curare l’eventuale cessione della Roma: «Noi abbiamo un rapporto con tutte le investment bank, tra cui Rothschild. Stiamo ipotizzando il futuro e non ci abbiamo messo la testa». Il numero due di Unicredit ha concluso scherzando: «Queste investment bank sono piene di tifosi della Roma. E quindi magari si candidano più per passione che per professione».Intanto, dopo il gruppo Toti, anche quello che facapo a Giampaolo Angelucci ha negato di essere interessato alla Roma. «Non abbiamo alcuna intenzione- hanno rivelato fonti interne a “laroma24.it”di entrare in una trattativa per l’acquisizione della Roma».