Menez: «Ora gioco e non voglio più uscire di squadra»
24/08/2010 11:08
In Francia il suo genio calcistico paragonato a quelli di Nasri e Ben Arfa, enfant prodige della leva 1987. "LEquipe" aveva spedito apposta per lui un inviato al Meazza e Jeremy ne ha approfittato per spedire
dellaltro: un messaggio a Blanc. A colui che ha ereditato la scomoda poltrona di selezionatore de lequipe
de France.
Racconta Menez: «Voglio far parte della nazionale francese. Non ho paura a dirlo. Lavoro per questo. Ho le qualità per riuscirci, lo faccio vedere in campo. E so che Blanc ama il bel gioco». Jeremy
è consapevole di avere conquistato i cuori di milioni di tifosi romanisti ammaestrando palloni e danzando a
pochi passi dal gol. Soli pochi altri Nureyev del pallone possiedono altrettanta eleganza.
«Ora - continua Geremia - sono titolare nella Roma. Ma devo continuare a esserlo perché un giorno voglio
esserlo anche nella Francia». Menez si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe. Ce lha con chi qualche
tempo fa ha attaccato, in patria, i suoi coetanei, che poi sono la speranza transalpina in un futuro migliore
(e sicuramente lo sono rispetto alla figuraccia mondiale in Sudafrica). «Voglio dire una cosa - accusa -, in
Francia noi parliamo tanto delle persone senza sapere nulla di loro. Sappiamo molto bene cosa è stato detto
della nostra generazione (gli 87, ndr), e questo non è un bene. Mostreremo loro chi siamo. Spero che la
gente ci appoggerà».
Menez è pronto a dimostrare di essere cresciuto. A Trigoria ha saputo digerire le critiche. I rimproveri. Con Ranieri era arrivato a tanto così dalla rottura del rapporto. La passata stagione, dopo la trasferta di Cagliari, quel gran signore che siede sulla nostra panchina tenendo da una parte la bombetta e dallaltra una sciarpa romanista si autoaccusò. «Ho sbagliato a metterlo», disse Ranieri. Menez aveva risposto alla chiamata a partita in corso con un atteggiamento indolente. «Volevo un giocatore sopraffino come il francese, che facesse gioco là davanti. Tutto è rimasto nei miei pensieri», chiosò il tecnico. Pareva un game over. Giocatore e allenatore invece si parlarono. Si parlarono a tal punto che adesso Jeremy definisce Ranieri «un secondo padre». Per il babbo bis, Menez si è messo a disposizione tout court. Ovunque serva. Geremia vuole fare altrettanto con Blanc. «Non mi importa la posizione. Il ct sa che posso giocare dappertutto. Per esempio, a destra o dietro le punte. Sto dove mi viene detto di stare». Nel 2006, alla vigilia del debutto in nazionale, ci fu uno
che disse le stesse cose. Si chiamava Franck Ribery.