Quando a Berlino gli diedero il 4 che non voleva Il 16 per il suo amore, il 6 con una dedica nel cuore

10/08/2010 10:52

In principio con la Roma fu il 26 e non il 27 come molti credono. Quel numero Daniele ce l’aveva sulle spalle ma sotto il giubbetto della tuta nel suo vero esordio da batticuore romanista: la trasferta a Firenze nell’anno del tricolore. Quel lunedì (quello del "Siamo tutti parrucchieri", quello lì)  era in panchina convocato in mezza emergenza da Fabio Capello perché Ferronetti, mezzo raffreddato, per curarsi aveva preso un farmaco che poteva rischiare di contenere sostanze dopanti. Dal 26 al 27 il passo è breve: è un numero. Quello dei vari esordi ufficiali. Poi arriva il 4 e arriva quasi come una maledizione.  il 4 ce l’aveva nell’anno dei 4 allenatori, quello della pubalgia, per questo poi ha scelto di cambiare. E ha scelto per amore. Perché dall’estate del 2005, dal 16 luglio c’è Gaia, sua figlia, il suo amore più grande e per lei sceglie di avere il 16: il giorno della nascita impresso a pelle sulla schiena. Così quando poco prima della spedizione dei Mondiali di Germania per colpa di un sms mai arrivato gli viene assegnato dai compagni di Nazionale il 4, Daniele ci resta male. E ha ragione: ildiventa un 4 in condotta, diventano le 4 giornate di . Quando lui si fa più forte del destino e diventa campione del mondo anche con quel numero, la prima cosa che fa è metterlo nel dimenticatoio. E lì ce lo ha lasciato.

Così mentre nella Roma il 16 è il suo marchio (Divin storia a parte) in Nazionale ne cambia parecchi visto
che il 16 è occupato da Mauro German Camoranesi. tra i tanti numeri esce fuori il 6. Quello che s’è ripreso per gli ultimi Mondiali. Un numero comunque caro visto che con quello a Udine segnò due gol alla Georgia contro il palco sul quale il giorno dopo avrebbe suonato Vasco Rossi. A fine partite li dedicò al suocero ucciso. Un atto che non ha mai tradito. Adesso che il 16 s’è liberato s’è preso il 5: in fondo è un modo per sentire più sua quella maglia. Cioè, più romanista.