03/08/2010 13:36
Mazzone evoca però anche uno dei casi più emblematici della saudade per la Roma: protagonista quel Marco Delvecchio che sbarcherà nella capitale proprio sotto la guida tecnica del Mister trasteverino. Lavventura di Supermarco, a dire il vero non era col sorriso. In un pomeriggio di fine novembre, lattaccante interista è nel ritiro della Borghesiana, aggregato alla Nazionale Under 21 che si prepara ad affrontare lUcraina e la Lituania per le qualificazioni al campionato europeo di categoria. Improvvisamente gli viene comunicato che è stato cercato da Sandro Mazzola, Direttore Sportivo dellInter, e che deve mettersi in contatto con lui quanto prima. Al telefono Delvecchio scopre che nonostante le rassicurazioni dincedibilità, lInter, per ottenere Marco Branca, lo ha spedito in prestito alla Roma. Al ragazzo cade il mondo addosso, nella capitale trova la concorrenza di Fonseca e Balbo e inoltre avendo iniziato la stagione in nerazzurro, non potrà neanche disputare le gare di Coppa UEFA. Quando arriva allHotel Cicerone, è con il morale sotto i tacchi. Limpatto con lambiente, però, è subito esaltante. Mazzone lo spedisce quasi sempre in campo, lui ricambia con determinazione e impegno. A fine stagione, si ritrova con un bottino di 10 reti e lInter ansiosa di riportarlo alla base. La determinazione di Sensi e la ferma volontà del giocatore di non muoversi, convinceranno Moratti a mollare la presa cedendo alla Lupa uno degli attaccanti più forti della sua storia.
Prima dellavvento dello svincolo è difficile trovare esempi analoghi perché i cartellini dei calciatori erano nelle mani dei club. Nonostante questo, negli Anni 30, però, Leonida Pallotta, portiere di riserva della Roma, rifiutando di trasferirsi alla Lazio preferì chiudere la carriera e ritirarsi.
Un altro portiere, Fosco Risorti, dovette faticare parecchio per non vedersi strappare il sogno giallo-rosso. Quando la Roma aveva trovato laccordo per il suo ingaggio, infatti, il Torreannunziata fece un grosso rilancio che stava per fa saltare la trattativa. Risorti piombò nella sede della piccola società e rovesciò la scrivania del presidente. Chi di dovere capì che non era il caso dinsistere.
Meno fortunata sarà la resistenza ad oltranza messa in campo da Pietro Vierchowod al termine della stagione 82/83. Mantovani lo reclamava a Genova, ma lui non aveva nessuna intenzione di abbandonare una squadra con cui aveva appena vinto lo scudetto. Lo Zar arriverà anche a minacciare di smettere di giocare al calcio, e solo unestenuante mediazione portata avanti dal DS Claudio Nassi lo porterà a ritornare sui suoi passi.
Esempio moderno di lealtà rimane quello di Taddei, messo fuori rosa dal Siena e fatto oggetto di mille pressioni per tornare sui suoi passi. Nellestate del 2004 era tutto fatto, Taddei alla Roma, Guigou, Cufré e soldi al Siena. Poi qualcosa andò storto e per il brasiliano iniziò un anno passato lontano dai campi di calcio, senza che gli fosse assegnato neanche il numero di maglia. Lui tenne duro e nellagosto del 2005 vide realizzato il suo desiderio.
Il fedele alla maglia per antonomasia, assieme a Totti, rimane Daniele De Rossi, ma sul tema, più che un articolo si sarebbe dovuto scrivere un libro se qualcuno non ci avesse già pensato.