Una porta girevole

23/08/2010 10:05

Un po’ come accadeva, circa un anno fa, a Artur. In novanta minuti, s’è giocato tutta la dote. E pensare che pur di averlo ancora a Trigoria, la Roma ha speso 800 mila euro per acquistarlo dalla Dinamo Bucarest. Una cifra importante, considerato il budget giallorosso, per accontentare una precisa richiesta dello staff di Ranieri. All’interno del quale, è corretto ricordarlo, c’è chi aveva chiesto il riscatto di Curci sentendosi rispondere che la piazza non l’avrebbe accettato.

Julio Sergio o Doni, insomma. Il primo è alle prese dall’11 agosto con un infortunio misterioso o quasi (un’elongazione del muscolo, uno stiramento o cos’altro?), e il suo recupero non è certo. Sembrava potesse giocare contro l’Inter, invece niente. Oggi alla ripresa degli allenamenti se ne saprà di più. Ranieri, arrabbiato e perplesso per la gestione dello stop di Julio Sergio, ha da tempo stabilito le gerarchie: Bertagnoli, e Pena, nell’ordine, davanti a Doni, fino all’altro giorno relegato nel Gruppo B, quello dei probabili partenti, dei mal sopportati. Ma, vista la situazione e la terrificante prestazione del rumeno a Milano, le cose sembrano cambiate, con l’ex titolare (che qualcuno a Trigoria ha etichettato come mela marcia) schizzato verso l’alto, non per meriti propri ma per demeriti altrui. E la faccenda, se ci pensate bene, è singolare e pure un po’ triste.

Doni, intanto, non ha alcuna remora o paura di tornare tra i pali della Roma, già a partire da sabato sera. Tornando da Milano, l’altra notte, ha confidato le sue certezze. «Sono pronto al cento per cento. E’ una gran voglia di tornare a giocare, a sentirmi importante per questa squadra. E voglio ringraziare per le parole che ha speso l’altro giorno sul mio conto. Ho vissuto brutti momenti, ma dopo l’infortunio al ginocchio, che ormai è passato, mi sento pronto per poter dare il massimo con questa maglia, alla quale ho dato e ricevuto tanto».

Parlava da romanista a tempo indeterminato: non si sente in partenza. «Voglio vivere il presente anche perché il domani non dipende più da me, ma soprattutto dalla Roma. I dirigenti mi devono dire se vogliono che io resti oppure no. Ad oggi non ho sentito nessuno e non so nulla, perché nessuno mi ha detto qualcosa. Io lo ribadisco: ho voglia di restare, di giocarmi al meglio le mie carte e di ritagliarmi un posto in questa squadra. Sto lavorando proprio per questo: per convincere tutti, Ranieri in primis, che possono ancora contare su di me».

Ha una personalità forte, Doni: chi lo conosce lo sa, e per questo lo apprezza. Dice di non avere problemi in squadra (e le parole di lo confermano): «Mi sento carico e orgoglioso di essere in armonia con tutti: compagni, staff, dirigenti. Anche se ho passato dei brutti momenti, non ho mai avuto uno screzio o un diverbio con nessuno, eccezion fatta con Panucci quella volta a Udine. Un’incomprensione, tra l’altro, risolta in un giorno. Se poi qualcuno ha detto cose sbagliate sul mio conto, non ne faccio un problema: vado avanti per la mia strada. D’altronde il calcio è un po’ come la vita: a volte si sale, altre si scende. Bisogna sempre saper prendere il meglio e usare un pizzico di filosofia. Io sono pronto per prendere il meglio di quello che il destino mi riserverà».