L’unico merito di Ayroldi: ha fatto smettere Rosetti

24/09/2010 11:15

Il primo è il fratello dell’arbitro Nicola Ayroldi di Molfetta, uno degli elementi di spicco dei fischietti della Puglia, nella quale fece carriera insieme al figlio d’arte Paparesta, il cui papà arbitrò a lungo in A negli anni 70-80 per poi diventare un pezzo grosso dell’Aia di quella regione. Buon sangue non mente e anche il segnalinee Ayroldi ha avuto una carriera luminosa, che lo ha portato a dirigere molte gare internazionali insieme a Rosetti, al quale, però, nei recenti Mondiali in Sudafrica ha giocato un brutto scherzo. In Argentina-Messico 3-1 fece convalidare un gol di Tevez in netto fuorigioco, con i messicani su tutte le furie. Particolare curioso anche quella sera era l’assistente numero due dell’arbitro, proprio come a Brescia, dove il ruolo di numero toccava a Romagnoli. A causa di quella svista di Ayroldi, Rosetti (quello di Inter- Roma 1-1 e dell’altra assurda espulsione subita da Mexes in carriera) disse basta col fischietto e oggi fa il designatore della B con buone prospettive di diventare un giorno designatore della serie A.



In fondo è una gloria nazionale e non era certo possibile perderlo. Ayroldi, invece, ha continuato a sbandierare fino alla perla di Brescia: quell’intervento fuori area di Mexes su Eder trasformato in rigore ed espulsione del francese. Perché Russo il penalty non l’aveva dato ed è stato indotto a cambiare idea proprio da Ayroldi, bravissimo nel farsi impallare da Juan. La sua esperienza avrebbe dovuto portarlo a capire che in quel momento doveva spostarsi di quel passo che bastava per vedere meglio  l’azione senza Juan davanti agli occhi. In seguito alla segnalazione di Ayroldi Russo non poteva certo contraddire il collega più anziano e insieme hanno preso una topica clamorosa. Autonomamente, invece, lo stesso Russo ha negato almeno

tre rigori alla Roma per le trattenute su Borriello e per il mani di Hetenaj sul cross di Cicinho. E in questo ultimo caso ci chiediamo dove fosse l’altro assistente, Romagnoli, visto che l’azione si è svolta proprio davanti ai suoi occhi. Quanto al quarto uomo, Romeo, silenzio di tomba, anche quando si è preso gli insulti di Mexes mentre usciva dal campo furibondo per l’ingiustizia subita. Probabilmente sono stati quelli a spingere il giudice sportivo a comminargli tre giornate di . Romeo non ha parlato, ma ci ha sentito benissimo.

E' chiaro che quanto accaduto a Brescia è così grave da non poter rimanere impunito come uno dei tanti casi di sviste arbitrali del campionato. Stavolta ne va della stessa credibilità del nostro calcio, in cui troppi dilettanti vengono mandati allo sbaraglio senza che nessuno riesca a capire perché. Così come non si capisce più perché nel calcio non si debba adottare la moviola in campo. A chi dà fastidio? Cominciano a chiederselo in molti.