30/09/2010 10:27
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) -
E tre. Un gol al Bologna, nella prima allOlimpico, uno a Brescia, in quellinfausta partita firmata Russo di Nola, e uno in Champions League, martedì sera contro il Cluj. Tre reti in sei presenze, una di queste non da titolare. Marco Borriello si presenta e aspetta Napoli, domenica. La sua Napoli, dove ha cominciato. Al San Paolo, la mamma e tutti i parenti. Un giorno speciale, un giorno di festa, spera. Annamo a vince, gli scrisse De Rossi il giorno del suo arrivo a Roma. Quel momento è cominciato, la Roma ha ripreso a trottare (anche se in maniera non troppo convincente) e lui è uno dei protagonisti. Il gol con il Bologna, bellino; quello con il Brescia, altrettanto; la rete segnata al Cluj straordinaria. Lancio lungo di De Rossi, sempre quello del messaggio, girata di sinistro al volo, rete. A molti ha ricordato il gol di Voeller dellormai lontano 9 settembre del 1990. Rudi e Marco, due centravanti diversi, ma con lo stesso spirito combattivo, quello che piace alla gente e soprattutto agli allenatori, che ormai apprezzano più il coraggio che non la tecnica. La forza e non lagilità. I grossi e meno i piccoli.
Ecco, Borriello ha un po tutto questo. E ora è nettamente luomo più in forma della Roma, quello che corre di più, quello che ne ha più degli altri, quello che negli spogliatoi parla da leader, come Juan, De Rossi, Totti, Burdisso. «Sembra che giochi con noi da sempre», le parole di Ranieri su Marco. «Ha la mentalità vincente», sussurra qualche dirigente. E ancora: «Marco ci dà quella sostanza che nessun altro sinora riesce a darci», altro complimento del tecnico romano. Sostanza e qualità. Borriello è il classico giocatore che ha forza e piede, uno solo (di destro fa pochino), ma basta e avanza al momento. Lui, Marco, lultimo arrivato, il primo insostituibile (turnover a parte, Cluj a parte). Magari Ranieri si sarà pentito di non averlo fatto giocare subito contro i rumeni, lo ha fatto entrare a partita in corso perché gli serviva un punto di riferimento in avanti.E ora anche Prandelli lo tiene docchio. Chissà. Diciamo che il ct ci sta pensando. Borriello nella Roma ha fatto spesso coppia con Totti, qualche volta con Vucinic. Con Francesco non è andata sempre benissimo, i due si sono pestati i piedi, entrambi vogliono giocare centravanti. Un po sono le stesse difficoltà che Ranieri aveva con la coppia Toni-Totti. Cè tempo per rodare i meccanismi, però. Per adesso nei 385 minuti giocati, Borriello ha convinto un po tutti.
Dopo Brescia, aveva vissuto momenti di imbarazzo per quello che è successo e per quello che gli è scappato: prima laccusa a Russo, poi la retro marcia. Quello che ha detto la prima volta («a Milano certi rigori mi venivano fischiati sicuramente...») doveva essere smentito, altrimenti gli arbitri lo avrebbero preso di mira. Ora ha capito il meccanismo, ha capito cosa significhi indossare una maglia come quella della Roma. Oneri e onori. Lui nella capitale si trova a meraviglia, con i compagni pure. Non ha ancora trovato la casa dei sogni, allAventino. Vive allo Sheraton gol, mica male.Un ragazzo serissimo, raccontano. Uno che cura il fisico come pochi: massaggi, esercizi di postura, esercitazioni tecniche, prove di punizioni, colpi di testa, tiri dalla distanza. Molto attento a ciò che gli dice Ranieri. Un ragazzo che ama anche presentarsi bene, che ci tiene pure alla bellezza, al look. Sempre a posto, dal primo allultimo capello. Tornando al pallone. Borriello non è troppo abituato a segnare in Champions League. Quello di martedì è il suo secondo gol nella massima competizione europea. Lo scorso anno, il primo timbro: 25 novembre 2009, Milan-Marsiglia 3-1. Nove presenze in rossonero, due con la Roma, undici in tutto, due reti in totale. Quella col Cluj, una vera perla. Se poi ci aggiungiamo una rete contro lo Zurigo nel 2008 in Europa League, allora siamo a tre in totale, quindici le presenze nel complesso. Domenica torna nella sua Napoli. In molti lo guarderanno. Ma Roma è sempre stata nel suo destino. Bruno Conti ne sa qualcosa.