Unicredit, vendita ritardata? Si riparla dell’americano Fisher

22/09/2010 10:53

Paolo Cento, presidente del Roma Club Montecitorio ed ex sottosegretario al ministero dell’Economia, cerca di riportare la calma: «Anche se Profumo è andato via, non cambia molto. Non ci saranno effetti, secondo me. I tifosi devono stare sereni, la banca ha tutto l’interesse a vendere la società all’acquirente più serio e al prezzo più alto possibile». Vero. Ma i tempi saranno brevi? E, soprattutto, saranno quelli giusti? Non ci sarà, da parte della banca, in un momento di profondi cambiamenti interni, l’interesse a chiudere comunque al più presto una situazione «anomala» per una banca, come quella di controllare un bel pacchetto azionario di una squadra di calcio? Secondo alcuni giornali, tra gli avversari di Profumo c’è soprattutto la Lega Nord, vedi le dichiarazioni del sindaco di Verona, Tosi, che ha più volte accusato Unicredit di spendere troppo per la Roma: «Fanno molta propaganda, come al solito. La Roma non ha avuto alcun vantaggio da Unicredit, semmai negli ultimi due anni molte pressioni. L’incertezza societaria, però, non può essere un alibi per i risultati in campo. La campagna acquisti è stata fatta, Borriello è arrivato. Ora ci vogliono i fatti».

Tra i nomi dei pretendenti alla società giallorossa è ritornato di moda il nome di John J. Fisher, figlio di Donald, fondatore di Gap e Banana Republic, i due marchi statunitensi più famosi del casual. Interesse reale o minestra riscaldata?