26/10/2010 10:13
calcio italiano? Io penso di sì, e vi spiego perché. Capisco che a scriverlo oggi si passa per pazzi, scemi, ingenui. Siccome sono abituato a metterci la faccia (questa mia faccia da romanista terrone negro di merda
come mi hanno definito i tifosi della terza squadra della capitale) io lo scrivo, guidato dal pessimismo
dellintelligenza e lottimismo della volontà che le giovanili letture gramsciane mi hanno ben inculcato in testa. Lintelligenza mi fa vedere dove sta il vero punto debole della Roma, che non è né tecnico, né fisico, né tattico
ma tutto e soltanto psicologico e perciò assai più complicato da risolvere. Un deficit di autorità, come ho già scritto, che non può che essere risolto da una rapida conclusione della vicenda societaria. Lincertezza rende la squadra insicura e priva di coraggio. Ranieri ha paura di prendere ancora imbarcate di goal e perciò non osa insistere con una squadra dattacco, i giocatori hanno paura di sbagliare e perciò sbagliano ancor di più. Tra lo spogliatoio e il Mister, malgrado il chiarimento avvenuto la settimana scorsa, non cè il feeling dello scorso anno. Il carisma manca dentro e fuori dal campo. Fin qui il pessimismo dellintelligenza. Da qui in poi, abbiamo bisogno dellottimismo della volontà perché non si può aspettare lora X della vendita per vincere il male oscuro che ci taglia le gambe.
La rinnovata fiducia a Ranieri (che noi avevamo già annunciato la settimana scorsa mentre altri lanciavano
balle spaziali) è un scelta giusta e logica. Ammettiamo, per assurdo, che si fosse fatta una scelta diversa: sarebbe arrivato non certamente uno di prima fila, ma un ripiego o un traghettatore. Comunque, nessuno che avrebbe potuto risolvere quel deficit di carisma che è il vero problema della Roma. Meglio, allora, puntare sulla tigna di Mastro Claudio e sulla sua voglia di vincere con la Roma (per venire qui ha rinunciato a un contratto milionario in Inghilterra - anche questo Il Romanista lha scritto un mese fa, mentre altri lhanno scoperto soltanto ora). Quanto alla squadra, se la Bestia non avesse sciaguratamente sbagliato lassist e avessimo vinto contro il Parma, ora faremmo tuttaltro discorso. Perché se i segnali negativi sono stati pesanti (tra tutti, linfortunio di Taddei, pedina essenziale, e la difficoltà a ingranare del mio adorato Mirko: ma lui, si sa, fa sempre così, si fa attendere, ma quando poi arriva
) quelli positivi non devono essere trascurati: il ritorno del guerriero Mexes, la sicurezza di Pizzarro, la continuità di Cassetti, i piedi buoni di Simplicio, la conferma di Borriello e il Capitano che cè sempre, anche quando esce. Contando che devono rientrare a breve Menez,
Perrotta e De Rossi, non è un azzardo intravedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel. La partita casalinga di sabato prossimo contro il Lecce, la trasferta di Basilea in Champions e infine il derby. Sono le tre
tappe in cui si decide il futuro di questa stagione. Non sarà il fato a decidere se saranno stazioni di una via Crucis o le tappe di una riscossa, bensì solo e soltanto la forza di volontà e la voglia di mettersi alle spalle questi giorni bui, giocando con la qualità che questa squadra possiede. Vincere il derby, poi, cambierebbe il volto della stagione, cancellando tutta lamarezza che oggi abbiamo dentro. Tre occasioni per tornare a essere la Roma. La Roma che non ha paura. La Roma che ha fiducia in se stessa. La Roma che si ritrova e così, già da sabato prossimo allOlimpico, ritrova il suo popolo. Non è il momento di deprimersi. E il momento di combattere.