01/10/2010 09:07
Diciamolo subito, in caso di condanna da parte della Disciplinare la presidente andrebbe incontro al massimo a una lunga inibizione e la Roma a una multa. Al massimo. E solo perché il Codice di Giustizia Sportiva (il C.g.s.) non ammette che un tesserato si sfoghi. Per la Sensi, il comunicato della Procura Federale richiama larticolo 5 del Codice di Giustizia Sportiva: «Ai soggetti dellordinamento federale è fatto divieto di esprimere pubblicamente giudizi o rilievi lesivi della reputazione di persone, di società o di organismi operanti nellambito del Coni, della Figc, dellUefa o della Fifa». Nel suo jaccuse a "cuore caldo", la presidente non
aveva risparmiato nessuno: Nicchi, il designatore della Serie A, Braschi. E naturalmente il signor (?) Russo. «Nicchi e Braschi che plaudono la Rai per aver eliminato i processi video - aveva tuonato la Sensi - hanno
grossi problemi in casa e non sembrano in grado di risolverli da soli. Qualcuno li aiuti prima che il calcio paghi un dazio esagerato. Non mi interessa capire le designazioni, ma avverto una situazione fuori controllo. Spero che Abete e Beretta, più che pensare a far festeggiare la befana a calciatori e arbitri, si dedichino
a mettere ordine dove, in assenza della moviola in campo, dirigono anche i ciechi». Deferita la Sensi, era scontato che fosse deferita anche la Roma. Larticolo 4 del C.g.s. stabilisce: «Le società rispondono direttamente delloperato di chi le rappresenta». Dopo la metà di ottobre (ieri non era ancora in agenda), la Disciplinare ascolterà la Sensi. La presidente ribadirà la posizione della Roma. Che a Brescia è stata vittima. Non certo carnefice.