27/10/2010 09:58
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) -
«Distrazione del legamento peroneo-astragalico anteriore della caviglia destra e uninfrazione della regione mediale dellastragalo». Tutto chiaro, vero? In ogni caso, questo ha fatto piangere di brutto Julio Sergio Bertagnoli al Rigamonti di Brescia in quellormai lontano 22 settembre. Le lacrime, il martirio in diretta televisiva, con Julio, prima a sorreggersi attaccato al palo, poi seduto davanti alla sua porta negli ultimi minuti di quellinfausto (anche per larbitraggio del sign Russo da Nola) Brescia-Roma. Un guaio serio per il brasiliano e per la Roma che, con i portieri, questanno diciamo è stata (per ora) un po sfortunata.
Pronti, via, alla prima in Supercoppa contro lInter gioca Lobont: Julio Sergio si fa male a Grosseto, nellultima amichevole estiva. Lì parte il muscolo, non la caviglia. Poi, Brescia. In mezzo, le prestazioni contraddittorie di Lobont, benino alcune volte, maluccio altre. Bene, ad esempio, a Napoli, quando però il rumeno è uscito comunque con due gol sul groppone (non per colpa sua, precisiamo).
E di Doni che dire? E lì, abbastanza emarginato. Fa il terzo. Era il primo. Storie di calcio, più o meno comprensibili. Ma torniamo a Julio Sergio. Flipper, così la squadra lo chiamava qualche tempo fa, torna sabato con il Lecce. E sono un po tutti contenti, specialmente Ranieri. Del resto, lui è il numero uno, quello che si è guadagnato un contratto milionario a suon di prestazioni eccellenti, specialmente lo scorso anno. In questo campionato, infortuni a parte (se ne ricorda uno pure durante la preparazione a Riscone di Brunico, anche lì di natura muscolare), Julio Sergio non è che abbia brillato. Zero gol con il Cesena, e vabbene. A Cagliari, ne ha presi cinque, qualcuno anche per colpe sue. A Monaco di Baviera, due. Tra laltro in Germania, poco prima del gol di Muller, era stato protagonista di uneccellente parata sempre su Muller. Poi, due reti contro il Bologna, firmate da Di Vaio. Insomma, non è sembrato il portiere saracinesca della passata stagione. Nessuna croce addosso, per carità. La squadra non funzionava (e non funziona ancora), nella totalità. Specialmente la difesa non è mai stata allaltezza. E quando prendi molti tiri in porta, qualcuno ci sta che finisca dentro. E successo con lui, è successo a maggior ragione con Lobont. Julio ha giocato praticamente cinque partite, quattro di campionato e una di Champions, due pareggi e tre sconfitte. Non ha ancora vinto, insomma. Dallinfortunio sono passati trentacinque giorni, da quindici ha ripreso ad allenarsi con il gruppo. Domenica Ranieri lo ha portato a Parma per fargli sentire laria della partita.
Per un po aveva pensato pure di mandarlo in campo al Tardini, ma aveva ancora problemini quando calciava. Più che problemini veri, il suo era un problema mentale: non si sentiva troppo sicuro. Ieri il tecnico gli ha fatto giocare tutta la partitella con la Primavera. E pronto, insomma. Dopo aver saltato sei partite (quattro di campionato e due di Champions: Lobont ha subito sette gol, tre in campionato e quattro in Champions, ruolino non esaltante ma nemmeno pessimo, tre vittorie, un pareggio, due sconfitte), Julio Sergio torna, sperando di portarsi dietro, oltre alle sue qualità, anche una buona dose di fortuna che ha mostrato la scorsa stagione. Ne ha bisogno la Roma, oltre che lui, naturalmente. Basta infortuni, basta perdere e prendere gol in continuazione, questo il diktat. Julio è lì, ci prova. Ricordando il passato. Le parate nei derby, a Torino, a Firenze. E quello scudetto sfiorato. Del resto, non sono passati millenni, ma solo qualche mese. Possibile che tutti si siano dimenticati come si gioca al calcio. Possibile che Julio Sergio si sia dimenticato come si para? Vedremo. Adesso gli ritocca.