Sensi, Ranieri, squadra: «Così non si va avanti»

21/10/2010 02:33

 

LA SENSI A TRIGORIA Al fischio finale contro il Basilea, Rosella Sensi aveva lasciato l’Olimpico furiosa senza rilasciare dichiarazioni. Alla squadra negli spogliatoi avevano parlato i dirigenti Conti, Pradè e Montali. Quest’ultimo, dopo aver invitato tutti a «non mollare» ha chiesto all’allenatore e ai giocatori di parlarsi chiaramente in faccia una volta per tutte: «Ditevi ogni cosa - era stato l’invito di Montali - e trovate il modo di uscire da questa situazione». Dirsi tutto: ecco la ricetta per uscire dalla crisi. Proprio per questo, verso le 10.30, Rosella Sensi è arrivata a Trigoria. Vetri scuri della macchina, tailleur, sorriso neanche accennato, il presidente ha preteso di vedere i giocatori. È stata dura, come raramente lo era stata, chiedendo a tutti massima concentrazione e massimo impegno. «Faccio appello al vostro senso di responsabilità perché questa situazione non può andare avanti», ha detto la Sensi, aggiungendo che ci sarebbe stata la possibilità

di andare in ritiro. I calciatori, su tutti, hanno garantito al presidente la massima disponibilità, anche nei confronti del tecnico: «Nessuno qui rema contro». Al termine del confronto, durato circa mezzora, la Sensi è rimasta a Trigoria per parlare coi suoi collaboratori poi, qualche minuto prima di mezzogiorno, ha lasciato il centro sportivo.


 

RANIERI E LA SQUADRA L’allenamento era stato programmato per le 11, ma le parole ieri erano più importanti di schemi e tattica. Per questo nella sala riunioni prima e in campo poi Ranieri e i suoi giocatori si dicono tutto, con una franchezza totale, senza nascondersi nulla. Siamo all’interno del Bernardini, nella sala

riunioni durante la proiezione video non vola una mosca, i cellulari sono spenti: il primo a prendere la parola è il tecnico, dice che contro il Basilea non ha assolutamente gradito (tanto per usare un eufemismo), l’atteggiamento «molle» sul pallone, soprattutto nel primo tempo: «Non riesco a capire perché le cose fatte

bene contro il sono venute meno dopo neanche tre giorni»
. La squadra, che altre volte era stato in silenzio, ha risposto. Parlano i senatori: , Cassetti, Burdisso, Perrotta, Pizarro. I toni sono duri, ma civili. È il momento che, in un senso o nell’altro, potrebbe cambiare la stagione. I giocatori confermano all’allenatore, così come avevano detto a Rosella Sensi, che il loro impegno è totale: «Nessuno deve dire che non ci impegniamo, perché non è così. Noi diamo sempre il massimo e siamo i primi a voler uscire da questa situazione». «Bene - è stata la replica di Ranieri - allora ditemi cosa non va». La squadra così fa: spiega che, a loro avviso, il gioco della Roma è spesso «troppo difensivo» e che non si capiscono bene quali movimenti fare. In più c’è un evidente problema atletico: «Noi non ci sentiamo le gambe». Anche in questo caso l’allenatore replica, punto su punto: «La preparazione è fatta con lo stesso metodo che usa Mourinho, quindi non capisco cosa non vada. Per quanto riguarda il gioco troppo difensivo, c’è bisogno di mettere a punto i meccanismi. Prendiamo troppi gol e questo non va bene».I giocatori, in questo caso, non replicano. Garantiscono solo, per l’ennesima volta, il massimo impegno. E quando Ranieri dice: «Se qualcuno non è con me me lo dica», nessuno apre bocca.

Nel frattempo si è fatta l’una. La squadra scende in campo. , Borriello, Cassetti, , Menez, Adriano e Mexes rimangono in palestra, Vucinic invece si allena con i compagni. I giocatori iniziano a correre, passano sì e no cinque minuti, poi va in scena la seconda parte del confronto. Ranieri si mette a bordocampo, con lui ci sono Burdisso, Taddei, Brighi, Pizarro e Perrotta, una fetta importante del gruppo giallorosso. Ranieri parla, si torna a parlare di meccanismi difensivi e di atteggiamenti in campo, Perrotta e Nicolas, in particolare, rispondono all’allenatore, si assumono le loro responsabilità ma non vogliono in nessun modo sentir parlare di poco impegno, poca voglia o, peggio, «scarsa disponibilità al sacrificio».

 

L’orologio segna le 13.35: L’orologio segna le 13.35: Taddei, Burdisso, Perrotta, Brighi e Pizarro rientrano negli spogliatoi, seguito qualche minuto più tardi dall’allenatore e dal resto della squadra. Il giorno più lungo della carriera romana di Ranieri finisce così, poca voglia di festeggiare gli anni, ancor meno di parlare. Non lo avrebbe fatto neppure nei giorni scorsi, se non fosse per gli obblighi imposti dall’Uefa: silenzio e lavoro, a questo punto i tifosi si aspettano i fatti, non le parole. E lui che la Roma ce l’ha dentro lo sa come nessun altro.