05/11/2010 17:34
La situazione più complessa, a livello di gravità di infortuni, è certamente quella della Fiorentina: in estate Mihajlovic ha perso Jovetic per sette mesi e in settimana ha registrato il crack del ginocchio di Frey, fuori fino a marzo. In più, a breve si opererà anche Montolivo per risolvere antichi guai alla caviglia. Se a Firenze i problemi sono soprattutto articolari, la Roma si distingue per quelli di tipo muscolare: addirittura 12 dall'inizio della stagione, colpiti Taddei e Okaka (due volte), Julio Sergio, Adriano, Castellini, Vucinic, De Rossi, Menez, Pizarro, Brighi. Praticamente una squadra intera. Situazione simile in casa Inter, dove i guai muscolari sono già 9. Giallorossi e nerazzurri registrano una concentrazione particolare di problemi fisici nella zona del bicipite femorale: 8 in totale gli infortuni di questo tipo, equamente divisi tra Trigoria e Appiano Gentile.
In casa Juventus, da tempo l'indice è puntato sui campi di allenamento di Vinovo: nelle ultime due stagioni il club bianconero ha stabilito il record di infortuni - oltre 50 a stagione - e quella in corso non sembra iniziata meglio. Nell'ultima settimana Del Neri ha perso De Ceglie (per la seconda volta), Martinez (per la terza), Krasic, Legrottaglie, Chiellini e probabilmente Amauri. Verosimilmente un primato assoluto. Per il Milan qualche guaio ma di minima entità, fatta eccezione per le ricadute di Pato e Thiago Silva. Sorride invece la Lazio: oltre al primato in classifica, fa registrare anche quello del minor numero di infortuni. Solo un caso?
MOTIVI - "Non è casuale - spiega il professor Mario Brozzi, che vanta un'esperienza decennale da medico sociale della Roma con cui ha vinto lo scudetto del 2001 - i risultati influiscono sul sistema nervoso centrale, che influenza la tensione neuro muscolare e può quindi inficiare sugli infortuni. Fateci caso: quando una squadra vince non si fa male nessuno, ma quando le cose vanno male è un continuo di problemi". I problemi, però, sono vari: "Oggi si cerca molto la potenza fisica degli atleti, incrementando la massa muscolare, ma si lavora meno sull'elasticizzazione dei tessuti. È un po' come potenziare il motore di una vettura di Formula uno senza migliorarne scocca e freni". Sotto accusa il fitto calendario di impegni internazionali: "Sì - spiega Brozzi - si gioca il doppio di quanto si giocava una volta, ma ci si allena la metà. Servirebbe una cultura della prevenzione, in certi casi si potrebbe fermare un atleta prima dell'infortunio per evitare uno stop più lungo, invece spesso si cerca di velocizzare i tempi del rientro ignorando che così si corre il rischio di raddoppiarli". Gli impegni, però, sono gli stessi in tutta Europa, ma in Italia la percentuale infortuni è più alta. "Problema culturale, in Italia l'unica struttura di prevenzione è il Milan Lab. In più si sottovaluta l'alimentazione. È fondamentale, ma non tutti gli atleti lo capiscono".