26/11/2010 09:57
Il 94 di Jeremy Menez, quello scelto per ricordare le sue origini e la banlieue parigina nella quale è cresciuto. Il 27 (il numero preferito dalla madre Patricia) è quello di Javier Pastore, lastro nascente del calcio argentino e la stella della formazione rosanero. E poi cè l1, ovvero il primo posto al mondo, quello del giocatore più forte, almeno tra quelli emergenti. Jeremy e Javier se lo contendono, per molti il futuro del calcio sono loro. Il palermitano ha già trovato posto fisso in nazionale, mentre Jerry deve ancora conquistare la fiducia di Blanc (cè da chiedersi cosaltro debba fare per riprendersi la maglia dei bleus). Ma Menez ha già brillato nellEuropa che conta, quella dove Pastore deve ancora arrivare. Chi dei due è il più forte? Lontano da Roma in molti se lo chiedono. Qui da noi nessuno ha alcun dubbio. Neppure Claudio Ranieri, che qualche giorno fa nel forum in redazione a Il Romanista, ha risposto senza esitazioni alla domanda su chi fosse il migliore tra Jeremy, Pastore ed Hernanes (chi?). «Io Menez lo metto al primo posto ha detto il tecnico giallorosso -. È il miglior giovane del campionato italiano. Per me lui fa innamorare il pubblico, noi addetti ai lavori dobbiamo fare innamorare il pubblico».
Jeremy lo fa ogni volta che tocca palla. Lo stesso dicono di Javier i tifosi del Palermo. Domenica si troveranno uno di fronte allaltro a sfidarsi a colpi di fioretto. Ma che giocatore è Pastore? Alcuni lo hanno paragonato a Kakà per le accelerazioni palla al piede, altri al connazionale Riquelme. In realtà, lui lha spiegato chiaramente quale è stato il suo modello: «Da piccolo vedevo le partite del campionato italiano, ed il mio desiderio era quello di diventare un giorno uno come Totti o Del Piero ». Sì, Totti. Ovvero luomo che mette daccordo tutti e che unisce anche questi due potenziali campioni. Perché Pastore si deve accontentare di godersi la classe di Francesco da lontano. Mentre Jeremy si può abbeverare ogni giorno al suo sapere calcistico. Lo fa e lo dichiara apertamente ogni volta che può: «Giocare con lui è il massimo. È in grado di insegnare calcio». E, stando ai risultati, è anche un bravo insegnante. Perché questo Menez è un extraterrestre. Solo uno di un altro pianeta può infatti spingere Bruno Conti, alias Marazico, quello che ha deciso il mondiale di Spagna quasi da solo, a dire «Jeremy è più forte di me». Possibile? Le potenzialità ci sono, anche se la sua corsa tra le stelle assolute è appena cominciata. Ma il francesino, che quando passa devanti alla panchina di Ranieri a tutta velocità «fa il vento », ha già stregato tutti. Il tecnico, si vede da come ne parla, stravede per Jerry: «Lui è un perfezionista, non si vuole bene. Si incavola come un pazzo se sbaglia un passaggio e questo non va bene perché poi si abbatte, si colpevolizza. Deve riuscire a dosare bene le sue forze. Dopo la gara con la Juventus ho parlato con lui, gli ho chiesto se era stanco, visto che non lo tengo mai in campo per novanta minuti». Ma quella fase è passata. Adesso Jeremy gioca fino alla fine, come col Bayern dove nel secondo tempo è andato molto meglio che nel primo. Tra due giorni ha la possibilità di far vedere unaltra volta che è lui il più forte giovane del nostro campionato. Davanti a tutta quellItalia distratta che non si è ancora innamorata del genio di Jeremy e che preferisce parlare della tripletta di Pastore. Che sarà pure forte, fortissimo. Ma i romanisti si tengono stretto Menez, quello che impara da Totti, che magari diventerà più forte di Bruno Conti, quello che fa il vento, il vento di Roma. Anzi, dora in poi chiamatelo ponentino.