Riva: «Sì, Marco mi somiglia»

25/11/2010 10:36



«Non lo scopriamo certo oggi», ci dice proprio Gigi Riva, che segue il giocatore giallorosso da sempre, e in nazionale ha avuto modo di apprezzarne da vicino le doti umane, oltre a quelle professionali. «Marco è davvero un attaccante completo – sostiene l’ex mito rossoblù, con quella sua inconfondibile voce nasale. – E non è una novità che faccia gol bellissimi, e soprattutto importanti, come quello di martedì contro il Bayern, decisivo ai fini della partita. Li faceva anche al Milan, li ha fatti in quell’anno straordinario al , così come, in passato, li aveva fatti nella Reggina. E’ un giocatore dal potenziale enorme, e che può ancora migliorare».

Un gol fortemente voluto è stato anche quello di sabato scorso contro l’Udinese.

Un gol di potenza. Del resto, lui ha forza e fisico, e si può permettere di adoperare tutta la prestanza di cui dispone a vantaggio di un’azione, o di una conclusione. A proposito di suoi gol, ne ricordo anche un altro, bellissimo, all’Udinese, un paio d’anni fa…

A Roma, ha già dimostrato di poter essere un valore aggiunto per questa squadra, in cui è sembrato inserirsi

benissimo da subito.


Probabilmente, perché è stato accettato con entusiasmo, dai tifosi come dai compagni. E’ un giocatore che ha bisogno, come tutti, di sentire la responsabilità del ruolo, la simpatia della gente. Tutte cose che contribuiscono a motivare un calciatore e influiscono sul suo rendimento



C’è chi, fatte le debite proporzioni e tenendo pur sempre conto delle epoche diverse, lo avvicina a lei.

Marco ha sicuramente un bel tiro, e anche fisicamente mi assomiglia. Anche lui è un giocatore prevalentemente mancino. Uno che, al contrario di tanti altri, calcia benissimo con la palla in movimento. Al volo. Uno dotato, insomma. Dal tiro potente, ma anche forte di testa.

Uno che si muove soprattutto da attaccante centrale, mentre lei era più legato al gioco sulla fascia.

In realtà, ero un’ala sinistra mascherata. Perché anch’io giocavo spesso al centro.



Com’era per lei, Borriello è uno che sa usare bene anche le braccia.

Fanno parte del gioco, sono anzi indispensabili. Anche perché l’attaccante protegge la palla e, in questo modo, alzando le braccia, fa qualcosa di assolutamente regolare.



Quello di martedì è stato finalmente un gol di , come da promessa fatta pochi giorni prima. Anche lei ne fece un paio. Ne ricordo uno a , nella stagione ‘69/70, e uno a Foggia, nel ‘72/73…

Ne segnai tre. Ce n’era stato anche uno a Torino, contro la . Fu lì che tutti si accorsero che ero un mancino. Confermando quella famosa frase di Scopigno… In realtà l’avevo detta io, quella frase, attribuendomi da solo quell’uso del piede .




Capitolo “Nazionale”. Borriello ci ha già giocato, anche se non riesce a trovare quella continuità, nelle presenze, che forse meriterebbe.

Prandelli l’ha già convocato e conosce bene il suo valore. Giocando così, prima o poi, un posto per lui, in azzurro, non potrà certo mancare.