Roma migliore di fronte agli ostacoli più difficili

15/11/2010 09:48

Eppure storicamente le partite tra la Roma e la Juven­tus sono sempre state caratte­rizzate da una buona dose di malizia e di cattiveria. Invece sabato sera tutti si sono com­portati gagliardamente come cavalieri antichi, senza paura e solo con qualche piccola macchia. Purtroppo invece i dirigenti della non hanno vo­luto abbandonare il vecchio cli­chè, confermando, nonostante calciopoli, la loro abitudine a mistificare la verità. Si temeva­no in campo un Felipe Melo in veste da Scarface, un Chiellini in quella di Za la Mort e un Pe­pe nel ruolo di Pepè Le-Moko, invece si è rivisto solo un diri­gente in vena di voler rifare il verso ad Al Capone. Povera Ju­ve! Più Del Neri cerca di tirar­la su e più chi gli sta accanto la ributta giù. Ma forse i giocato­ri di calcio, in margine alle le­gittime rivendicazioni del loro sindacato, vogliono dirci che sono maturi per un nuovo ro­manticismo sportivo, quello dei campioni che in campo sanno fare anche gli operai e che ascoltano più la voce dello sport, che quella della slealtà. Anche se il risultato è stato alla fine diverso, i pregi in risalto da questo pareggio sono gli stessi delle ultime par­tite giocate e vinte dalla Roma. Mi riferisco alla personalità espressa sul campo da tutta la squadra e alla facilità con cui i giocatori hanno saputo man­tenere ben salde in mano le re­dini del gioco, anche dopo il vantaggio ottenuto dagli avver­sari. E' stato uno degli incontri più intensamente giocati, a conferma del fatto che la Ro­ma si esprime meglio di fronte agli ostacoli alti, quando tutti ritrovano una dose pregevole di ispirazione.

Che cosa anima i giocatori durante queste partite nessuno può dirlo e tanto meno noi, oc­cupati come eravamo a segui­re con giustificabile curiosità la prova di Alberto Aquilani, applaudito tre volte dal suo nuovo pubblico a scena aperta. Vi possiamo invece dire cosa pensavamo noi, assistendo al­l'ennesima buona prova di Gre­co. Pensavamo alla straordina­ria vitalità del vivaio gialloros­so e che la rinuncia ad Aquila­ni servirà forse alla Roma di insegnamento, nella speranza che il prossimo futuro riservi alla società giallorossa una proprietà che non sia più co­stretta a ricorrere a simili sa­crifici.