09/11/2010 10:19
CORSPORT (L. CASCIOLI) -
Uffa! La Roma ha vinto di nuovo il derby, com'è tradizione di queste partite. Ha vinto il suo derby di campionato numero 47 (morto che parla) e adesso deve già pensare a vincere il 48°. Ma c'è tempo. Intanto è la Lazio a fare il 'quarantotto' contro l'arbitro che, a detta di alcuni neutrali commentatori televisivi, ha diretto benissimo. Naturalmente è tradizione di queste partite che quelli che perdono nun ce vonno sta. Comunque i meriti della squadra di Ranieri sono stati eccezionali se si pensa alla straordinaria compattezza di gioco dimostrata sinora dall'avversario e ad un ritrovato realismo da parte della Roma, che è forse la caratteristica più tipica della scuola del suo tecnico. Questo realismo, quando viene applicato, ha il vantaggio di una spontaneità d'azione e di un vigore che non derivano dal pa trimonio tecnico dei giocatori, ma sgorgano dal loro essere squadra caparbia. E' un realismo caratteriale, che abbandona ogni tentazione estetica, che rinuncia ad utilizzare certi inutili atteggiamenti stilistici per badare al sodo.
E' calcio vero, che si attiene ai fatti ed entra in contatto diretto con l'anima popolaresca e appassionata della tifoseria. E da questa fusione nasce la magia della Roma. Il derby è partita maschia, da giocare senza complicazioni. Lo vince chi riesce a dimenticare di essere anche bravo, accettando di sfilarsi la marsina e rimboccarsi le maniche. E con questa vittoria la Roma ripete l'elogio dei tempi che la videro nascere, quando riuscì ad aggiudicarsi undici derby, perdendone solo uno e conquistando così una popolarità senza limiti.
Che altro ci dice questa vittoria? Ci illumi na sulle cause che periodicamente portano la Roma a restare vittima delle proprie ambizioni e che la portano a giocare in modo barocco. La squadra giallorossa si rivela grande solo quando rinuncia a giocare da grande. Non poteva verificarsi quindi un esito più op portuno, dal punto di vista indicativo, ora che il campionato sta per entrare nel vivo. Nel derby delle chiacchiere, iniziato nel dopopartita, Vucinic ha detto che questa Roma guarda solo al futuro, non certo a ripetere l'impre sa dello scorso anno. E' un atteggiamento intelligente saper intuire che in ogni nostalgia del passato si nasconde la condanna del pre sente, che poi è la condanna delle proprie illusioni e l'incapacità di alimentarne altre. Non si può dire che Ranieri non abbia saputo mettere a profitto questa convinzione. Invita to poi a togliersi qualche sassolino dalla scar pa Montali ha poi sottolineato la legittima ed utile funzione del ruolo svolto dalla critica, parole che mi hanno confermato nella stima per l'uomo e per il dirigente.
Ranieri invece i sassolini nella scarpa se li è voluti togliere. Forse perché ce ne aveva di più e forse perché s'era stancato di prendere schiaffi. Ci è piaciuto anche quando ha risposto ai rosiconi. Resta un'osservazione su Greco e Simplicio, forze nuove chiamate a corroborare la spinta dinamica del vecchio motore di gioco, che, grazie a loro, rivela oggi nuove potenzialità. Si tratta di giocatori per i quali certe parole astratte (professionalità, sacrificio, rispetto dei compagni, eccetera) hanno un valore sicuro. E anche questo ha un valore aggiunto e rassicurante per l'allenatore, che vede allargarsi la rosa proprio quando certi infortuni la stavano mettendo in crisi.