Proietti: «La svolta c’è stata adesso crediamoci»

30/12/2010 11:07



«Mi scontro spesso – dice l’attore – con amici e colleghi di tifo. E spesso c’è chi è ipercritico. La mia lettura è invece in positivo. Certo, ci saremmo aspettati una partenza migliore quest’anno. Ma sappiamo come la squadra, storicamente, ci abbia spesso fatto soffrire ad inizio stagione». Nonostante ciò, nell’anno solare 2010, la Roma ha fatto più punti di tutte.



La rinascita in effetti c’è stata. E parliamo di almeno sette-otto giornate in cui la Roma si è espressa al meglio. C’è stato anzi un momento, con la vittoria a Basilea, in cui sembrava che ci fossimo rimessi in carreggiata, salvo poi incappare di nuovo in qualche caduta. Ma ci può stare. Dopo San Siro, il percorso comincia ad assomigliare a quello dello scorso anno. E l’importante, ora, è colmare la distanza il più presto possibile, perché le altre squadre non stanno certo a guardare.



Milan-Roma può aver rappresentato il momento di svolta?

Di sicuro, non mi aspettavo una prestazione come quella. Mi verrebbe da dire, con una Roma così “furba”. C’è, ad esempio, chi dice che siano stati involontari: ma, di certo, tutti i fuorigioco di Ibrahimovic stanno lì a dimostrare che la Roma, a cominciare dal reparto arretrato, si è comportata molto bene. Personalmente ho rivisto una grande difesa. E sappiamo tutti come i campionati si vincano potendo contare innanzitutto su una difesa forte. Se il lavoro di Ranieri è stato questo, complimenti a lui.



C’è qualcosa, in particolare, che va riconosciuto al tecnico?

La capacità di gestire il gruppo e di far crescere i singoli, doti non indifferenti in un campionato come il nostro. Penso ad Adriano. A San Siro, seppure a sprazzi, l’abbiamo visto riavvicinarsi al giocatore che era. Uno che i piedi ce l’ha, eccome. Mi sembra che, da com’era quando è arrivato, a come lo abbiamo visto a Milano, i progressi vi siano stati. Così come, al di là del talento – per me mostruoso – abbiamo visto crescere Menez negli ultimi mesi. A riprova dei meriti dell’allenatore. I campionati sono lunghi. E servono quindi intelligenze, come la sua, che sappiano infondere fiducia e la capacità di essere pazienti. La stessa che dovremmo avere anche noi tifosi.



Guardiamo all’anno che verrà. Cosa si aspetta?

Io credo che la squadra debba crederci. Ed essere ancora più convinta dei propri mezzi e delle proprie potenzialità. Mi riferisco anche al gioco che è in grado di esprimere. Penso a tutte le débacle subìte, che hanno come costante un problema psicologico. La Roma non manca mai gli appuntamenti più difficili – vedi le gare con l’Inter, il Bayern, il Milan, o il derby – mentre non è altrettanto incisiva nelle partite con le piccole. Segno che c’è un problema di distrazione, quasi un senso di sufficienza in determinate circostanze, a cui va trovato un rimedio. Quello che dobbiamo augurarci, per il prossimo anno, è che la tensione ci sia sempre e al massimo livello. Che è ciò che fa una squadra vincente.



Un augurio a ?

Mi sembra che il capitano abbia acquistato, nel tempo, una grande saggezza. Lo vedo tranquillo, sorridente, anche quando sta in panchina. Non entro nel merito di questioni che sono certamente private, ma credo che si sia trovato un accordo, magari tacito, con l’allenatore come con la squadra, che fa sì che la presenza di , anche quando non gioca, sia ancora quella del giocatore che rappresenta un punto di riferimento per i compagni. Una presenza importante, che si fa sentire, sempre e comunque. Insomma, non mi sembrano più i tempi delle bizze – come accadeva in passato – magari a causa di una sostituzione. Con il vantaggio, anche in panchina, di averlo sempre lì, in agguato. Pronto ad entrare e a fare la differenza.



C’è un giocatore che l’ha maggiormente impressionato quest’anno?

Sono un grande ammiratore di Menez. Mi fa anche piacere che Juan sia tornato a fare grandi partite, così come mi sento di spendere un parola per Mexes, che, almeno a giudicare dalle ultime prestazioni, mi sembra di nuovo lucido e in continua crescita.



Per quanto riguarda la società, cosa si augura per il 2011 e gli anni a seguire?

Non so niente, né mi interessa. Sono rimasto un tifoso che guarda solo le partite e non si occupa d’altro. Tanto meno di vicende che andrebbero conosciute dal di dentro.



E di Rosella Sensi e della sua gestione, qual è il bilancio che si sente di fare?

Credo che i risultati parlino da soli. E lo stesso vale per le scelte fatte. La squadra c’è. Ed è logico che i meriti vadano anche alla società, che ha ben operato. Vedo le cose in positivo, insomma. E non solo perché è Natale, ma perché sento di poterlo essere.



Per i tifosi è lecito sognare: dallo scudetto al trofeo in , anche se, per scaramanzia, si preferisce non nominarli.

A mio avviso, la Roma si sta comportando ora come una squadra da battere. Abbiamo avuto un esempio lo scorso anno di quali rimonte sia capace. Sette punti? Dopotutto, sono due partite. Attenzione però anche alle altre, che stanno maturando. A cominciare dal . L’Inter? Dovrei avere la sfera di cristallo per dire se può rientrare. Ci sta, però, che una squadra che lo scorso anno ha vinto tutto, possa avere un momento di calo. E’ fisiologico. La storia ce lo insegna. Anche se tutto può succedere, perché non dimentichiamo che l’Inter ha tanti giocatori “stellari”.



Fiducioso, quindi?

Certo, e non solo per dovere di appartenenza. La partita con il Milan ha detto molto. Non sarà stata bella sotto il profilo spettacolare, ma alla fine del campionato sono proprio quelle le gare che contano. E mi auguro che, arrivati in fondo, possa davvero rivelarsi decisiva. E allora, altro che otto o nove! Un dieci, alla squadra, non glielo toglie nessuno.