Ranieri, scelte giuste per un Natale sereno

20/12/2010 10:20

Forse questa Roma, con il mi­glior Vu­cinic, sa­rebbe an­cora una squadra da scudetto, ma è co­munque una squadra che merita rispetto e che si fa rispettare.

A Milano l'allenatore s'inventa una squadra inedita, sfidando i criti­ci e la sorte con un co­raggio sovrumano. Ri­nuncia a e a Pizar­ro. Conferma Menez e manda in campo Adria­no, provocando l'ironia dei giornalisti in tribu­na. Ma quegli stessi commentatori che, nel prendere atto delle scelte del tecnico gial­lorosso, erano caduti in preda delle peggiori tentazioni critiche, ven­gono ricondotti a forme di maggiore rispetto, mano a mano che la partita si dipana. Alla fine, eccoli tutti pentiti, pronti magari a risfode­rare le armi alla prossi­ma occasione. Intanto godiamoci questa vitto­ria e il Santo Natale. Chi vivrà, vedrà. Vedrà se la Roma riuscirà a trovare chi saprà sugge­rirle nuove ambizioni. Il gruppo guidato da Ranieri sta dimostran­do di poterle garantire. La vittoria di Milano ha detto che il gruppo è compatto e che Ranieri tiene in mano la squa­dra con il polso saldo. Le metastasi dello spo­gliatoio, inventate da chi sa fare solo gossip, sono favole metropoli­tane. La Roma, a Mila­no, ha dimostrato d'es­sere forte con quelli che sono scesi in campo e soprattutto con quelli che sono rimasti in pan­china.

Al Meazza è stato in­terrotto anche l'andaz­zo di crollare nel secon­do tempo, visto che tut­ta la ripresa è stata gio­ con vigore, nella luce ferma e rosa delle apoteosi. Si è rivisto an­che il pubblico, nono­stante le condizioni cli­matiche da apocalissi invernale. Un pubblico che continua ad inalbe­rare un ottimismo fidei­stico assolutamente de­gno dei miracoli che la Roma ogni tan­to elargi­sce ai suoi fe­deli e che non hanno mai fon­damento nella ra­gione.

Tocca ogni tan­to alla squadra giallorossa dare una scossa al campionato. Lo aveva già fatto bat­tendo l'Inter e la Lazio. Si è ripetuta a Milano. Il suo ruolo sembra quello di combattere più a vantaggio degli altri che di se stessa. Quando infatti deve mettere a frutto le sue più belle prodezze ago­nistiche, finisce per in­ciampare nelle proprie scarpe.

La Roma ha insomma le stesse ambigue bene­merenze di quegli av­venturieri dell'Ottocen­to, che giravano il mon­do lottando per la liber­tà di tutti, per finire poi la loro vita poveri e di­menticati. I giocatori della Roma sembrano oggi gli eredi di quei ge­nerosi bricconi a cui ba­stava una camicia ros­sa per trasformarsi in eroi sui campi di batta­glia. Ed eccoci, come i loro contemporanei, nell'alternativa di cre­dere o no a quanto ci viene promesso da que­ste imprese. In attesa di sperabili conferme re­stiamo nel dubbio che la squadra di Ranieri sia solo un re Mida de­caduto, che fa diventare ogni tanto ciò che tocca porporina di prima qualità, buona a lustra­re gli addobbi delle fe­ste, ma non a luccicare nella gloria degli altari.