Tre punti e basta

13/12/2010 10:07

La Roma supera, dunque, il Bari 1 a 0. Il minimo che è pure il massimo. Il timbro è di Juan che realizza, alla mezz’ora del primo tempo, in fuorigioco e che merita la vetrina di un pomeriggio piovoso e noioso per quanto sta vivendo in famiglia da una decina di giorni e per la prova difensiva tutta concentrazione e sostanza. La sua posizione sulla punizione di sfugge non solo all’arbitro Romeo e al suo collaboratore Lannello, ma anche ai difensori ospiti, compreso Masiello, il più vicino al brasiliano, bravo nel tocco felpato in anticipo su Gillet (in quell’azione si fa male Borriello, colpito con una gomitata da Rinaldi: l’attaccante resterà in campo sino alla fine, giocherà con la maschera contro il Milan e prima di Natale finirà in sala operatoria per la frattura alla mascella destra).

C’è poco altro nella gara dell’Olimpico. Il rigore sbagliato da , la prima gaffe del capitano dopo le tre trasformazioni stagionali, due in e uno in campionato (ultimo errore contro il Messina, il 27 maggio del 2007): di solito con il Bari prende bene la mira, 10 reti segnate in carriera alla squadra pugliese. Esecuzione, invece, nella circostanza lenta e scontata con Gillet che addirittura blocca al ventesimo, dopo il mezzo abbraccio di Rinaldi a Borriello, sanzionato da Romeo. Proprio il centravanti, tra i pochi giallorossi ispirati, si arrabbierà con il direttore di gara che, nel finale di gara, gli toglie un gran bel gol, sinistro in diagonale dopo controllo di petto che per l’arbitro è braccio. Peccato perché quella è l’unica azione da applausi della Roma: tacco di Okaka sulla fascia per l’inserimento di Castellini che disegna il lancio in verticale per Borriello.

Solo prima del recupero, insomma, una giocata di squadra. Prima il buio fitto, acceso dai lampi di Menez, solo contro il Bari e inarrestabile nell’uno contro uno, salutato quando lascia il posto a Taddei da una standing ovation del pubblico che sa apprezzare e distinguere. Il francese, anche per la gente, è l’unico promosso. Ma il solitario serve per far passare il tempo. In attesa del gioco che non si vede. E della Roma che, statica e prevedibile, non piace a nessuno, anche se finalmente non prende gol e non si fa raggiungere come nelle ultime due gare contro il Chievo e il Cluj.

Sulle scelte di Ranieri ormai è inutile stare a sottilizzare: Pizarro in panchina, Simplicio regista dopo la grande prova da trequartista a Verona, Greco di nuovo confermato, prima da intermedio e più avanti da esterno. Nello spogliatoio sono tanti i giocatori scontenti e ignorati. In campo troppi non sanno che fare e c’è chi ha il vaffa facile, sintomo di un nervosismo dilagante che coinvolge pure il tecnico a fine match in diretta tv Fisicamente, poi, il gruppo è poco brillante e spesso in affanno. Di solito la Roma gioca un tempo, stavolta non si sa in quale va peggio. Ma, almeno, vince e questo conta.

L’Olimpico si conferma fortino giallorosso: conquistati nello stadio di casa 20 punti dei 26 in classifica. Contro il Bari, senza dieci titolari, la fatica è troppa e non c’è giustificazione che tenga. Ventura non guarda l’emergenza e attacca con il e difende abbassando gli esterni offensivi per 4-5-1. C’è un’idea, al contrario della Roma che ormai si limita a uno schema: palla a Menez e ci pensasse lui, soprattutto ora che non è in un periodo di gloria. Ranieri non nega. Ammette di affidarsi esclusivamente al francese.

Così, festeggiato il gol di Juan, cambia assetto, passando dal 4-3-1-2 al carissimo 4-4-2 e chiedendo ai giocatori di dare sempre palla a Menez sulla fascia. Juan, a fine partita, svelerà l’ordine dell’allenatore dopo il vantaggio: puntare sul contropiede. Pensate un po’: in casa, contro l’ultima in classifica e per di più inoffensiva per le dieci assenze.

La paura di non farcela, solo 1 punto nelle ultime due gare del torneo, toglie dunque personalità a questo gruppo che cerca solo di essere compatto in tutta la sua timidezza. Contro il Bari non rischia niente: sullo 0 a 0 lascia un tiro facile, in area, a Donati che spreca a lato, su apertura del giovane Strambelli, talentino interessante; nel recupero Cassetti salva su Romero, dopo lo scatto dell’ex D’Alessandro, lesto a chiamare a rimorchio il compagno.



Nella ripresa in porta torna Doni, l’ex titolare retrocesso nel ruolo di terzo : si infortuna prima dell’intervallo, il brasiliano entra tra i fischi e presto incassa gli applausi. Nè lui, in campo dopo quasi dieci mesi (ultima gara a , nel campionato scorso, il 28 febbraio), nè il romeno hanno lavoro. Tanto ne avrà Ranieri. Per ritrovare la Roma, oggi senza identità.