07/01/2011 15:58
LA ROMA DI BORRIELLO - Il simbolo della nuova era è uno: Marco Borriello. Suo il marchio sulla vittoria di San Siro contro il Milan, che ha riaperto le porte della corsa scudetto, sua l'impronta decisiva nel ribaltone al Bayern (gol e rigore procurato), che ha regalato un pass per gli ottavi di Champions. Soprattutto, suo il marchio sulla stagione romanista: 13 gol in 23 gare, uno ogni 133 minuti: meglio di Ibrahimovic (uno ogni 144), che pure lo ha spedito lontano da Milano regalandogli la Roma e regalandolo a una Roma che cercava un compagno - non un'alternativa - da accostare ai miti di sempre. Ruolo che Marco ha strappato a suon di gol decisivi, anche quando la squadra fatica, anche senza essere "bello" come avrebbe voluto il pensiero di Spalletti. Borriello è uomo di Ranieri senza avere con lui un rapporto profondo (anzi): ne incarna però sul campo le idee di concretezza. E a lui Ranieri non rinuncia: presente in tutte le gare giocate dalla Roma dal suo arrivo ad oggi, secondo per minuti disputati soltanto a Cassetti. Un nuovo intoccabile.
PRECARIETÀ VINCENTE - La rivoluzione, sembra paradossale, trova forza nell'incertezza di Ranieri sul proprio futuro. Il tecnico ha capito, a meno di sei mesi dalla scadenza del suo contratto con la Roma, che per sperare di rimanere deve vincere. Quello scudetto sfiorato un anno fa, magari. E per provare a inseguire l'obiettivo di una vittoria-conferma, non è disposto a scendere (più) a compromessi. Lo ha confidato a persone a lui vicine nei giorni di Natale, quando tutti intorno a lui festeggiavano: "Se devo giocarmi le ultime chance di restare alla Roma, me le voglio giocare con la mia testa", ha giurato. Basta compromessi, basta privilegi: tutti sullo stesso piano, anche a costo di scelte impopolari. A Borriello la maglia di terminale unico in attacco, a Menez quella di ispiratore. Gli altri dietro, e chi non sta bene - si chiamasse anche Pizarro - resterà a guardare.
TOTTI LEADER SILENZIOSO - In questa situazione, finalmente a tinte chiare, anche Totti ha capito di poter avere un ruolo diverso a quello a cui era abituato, ma comunque decisivo. "Anche se era amareggiato per il gol mancato - spiegava Ranieri a fine gara - ha fatto segnare Vucinic. Questo è il segno dell'attaccamento del nostro capitano". Un capitano che ha saputo accettare un ruolo meno vicino alla porta, che lo costringe a sacrificarsi e a correre come non faceva da anni. Nonostante i molti infortuni, i gradi di leader, le 34 primavere sulle spalle e i 19 anni di Roma. Ma che lo rende ancora protagonista.
PIZARRO TORNA IL 13 - Intanto, in Cile, arrivano notizie da Pizarro. Paolo Bertelli, preparatore atletico della Roma che lo ha raggiunto nella clinica di Santiago dove si sta curando, ha preso atto del problema al ginocchio del giocatore: David tornerà a Roma il 13 gennaio (non il 12) dopo aver terminato la fase di fisioterapia per l'articolazione, ancora gonfia. Una volta tornato nella capitale, il giocatore avrà bisogno di almeno 2 o 3 settimane di lavoro fisico (inizierà gradualmente in questi giorni con lo stesso Bertelli) per poter tornare a disposizione: non prima dell'inizio di febbraio, quindi. La Roma lo aspetta: nella capitale sarà multato, lui potrebbe chiedere di essere ceduto, la Roma si siederebbe a un tavolo soltanto di fronte a un'offerta più che interessante, tra gli 8 e i 10 milioni. Nessuno, però, spera di dover prendere in considerazione un'ipotesi come questa. Soprattutto in questo momento.