12/01/2011 10:08
Senza peli sulla lingua, con gli occhi che, al contrario della bocca, non sorridono mai ma anzi mostrano un velo di malinconia, Totti ammette davanti alla telecamere: «Sinceramente mi è dispiaciuto entrare a 4 minuti dalla fine, era come perdere tempo ma ho accettato tutto. Sono a disposizioine della società e del mister». Non sono parole di facciata, quelle del numero 10. Francesco davvero non intende far polemica o destabilizzarelambiente, primi tra tutti i suoi compagni, e non farà mai scenate, come non ne ha mai fatte, in caso di eventuali e future panchine. Anche nel colloquio che ha avuto ieri con Ranieri, Totti ha ribadito
che per lui il bene della Roma viene al primo posto. Ma ciò non toglie che qualcosa in lui adesso sia davvero cambiato. Altrimenti non si sarebbe mai espresso così: «Un futuro lontano da Trigoria? Per adesso pensiamo al presente, poi si vedrà».
Era da molti anni, da quando voleva stimolare la proprietà ad acquistare campioni, che Francesco non metteva un punto interrogativo sul fatto di concluderela sua carriera con la maglia giallorossa. Parole difficili da digerire per qualsiasi tifoso romanista. Parole che, qualche mese fa, sarebbe stato impossibile sentire. Eppure, i tempi cambiano. Dalle parole di Totti si evince che il confronto coi dirigenti Montali, Conti e Pradè e on lo stesso Ranieri ha portato a una fumata grigia: «Convincenti? Sono io che devo essere convincente... Comunque abbiamo parlato di tutto, abbiamo fatto dei discorsi in generale, del presente e del futuro». Non entra nei particolari, Totti. È troppo scuro in volto, anche quando parla delle persone che sono accanto a lui «e che mi sostengono sempre. Questo è molto importante perme».
In serata, come detto, Francesco chiarisce meglio i suoi pensieri tramite il suo blog. Il tutto dopo che da Sky, tutte le volte che era stata rimandata lintervista, stato tagliato il passaggio più forte, proprio quello sulla tristezza, che sul sito diventa: «Il mio stato danimo di questi giorni non è certo rivolto al nostro presidente: siamo accomunati da un rapporto di stima, affetto e amore per la Roma, un legame profondo che dura da quando è cominciata la mia carriera. Rosella Sensi va ringraziata per tutto quello che ha fatto e che farà per i nostri colori». Un Totti distensivo, quindi, che chiarisce anche il suo rapporto con Ranieri. «Né è indirizzata - dice, riferendosi sempre alla tristezza - allallenatore, alle cui decisioni tecniche mi sono sempre rimesso con massima disponibilità; o ai dirigenti, con cui mi confronto quotidianamente. E nemmeno ai miei compagni che hanno tutta la mia stima». Per poi precisare: «Semplicemente sono triste perché questa rosa deve ambire assolutamente ai massimi risultati. Questo è il nostro comune obiettivo. Il capitano non ammaina mai la bandiera».
Non si può negare, però, che in queste settimane difficili il pensiero di lasciare Roma possa essergli ogni tanto passato per la testa. E che magari gli passi ancora. Niente Stati Uniti o Dubai, Francesco si sente - è - ancora troppo calciatore per "svernare" in qualche stadio dove poter fare soltanto qualche passerella ad uso e consumo dei fotografi. Meglio magari Spagna o Inghilterra, dove tutti i club sarebbero disposti a fare follie per averlo. Primo tra tutti il Real Madrid che o ha sempre stimato e dove oggi cè quel osè Mourinho che quando si tratta di grandi campioni è sempre in prima fila. Per adesso però ogni discorso è assolutamente prematuro. Meglio pensare al presente, come suggerito proprio da Francesco. Che domenica, contro il Cesena, partirà con ogni probabilità titolare. Così come nella partita successiva col Cagliari (allandata, dopo lespulsione di Burdisso, fu sostituito per la prima volta in stagione), visto che in Coppa Italia contro la Lazio non ci sarà perché deve scontare la squalifica che gli è stata data lo scorso anno dopo il calcio a Balotelli in finale. Sono questi gli obiettivi più immediati di Totti, la bandiera della Roma, con cui qualche mese fa ha firmato a vita. Giocatore oggi, dirigente domani. Sempre con gli stessi colori tatuati addosso. Per oltre ventanni. Che adesso però rischiano di essere mandati allaria da quattro minuti. Solo quattro minuti.
Anche se - e questo un po di ottimismo lo restituisce «un Capitano non ammaina la sua bandiera». Specie se si chiama Francesco Totti.