Abbiamo resuscitato pure Amauri

28/02/2011 10:13

La Roma riesce a stupire ancora una volta i suoi tifosi e, dopo essere stata in vantaggio due a zero col Parma fino a venti minuti dalla fine, porta a casa un solo, misero, punto. Fischiati prima, durante e dopo la partita dal pubblico, i giocatori escono dal campo a testa bassa, consolati da Montella. L’unico che viene risparmiato è : 600 partite con la maglia della Roma, 197 gol in Serie A, 252 totali: poteva essere una festa. E’ stato un incubo. E gli unici che si sono divertiti sono stati suo figlio Cristian e Enzo Mexes che hanno passato tutto il secondo tempo a giocare a mora cinese. Beati loro. Beati loro che non hanno assistito allo scempio messo in atto dalla Roma nel secondo tempo.

Nel primo i giallorossi, non bellissimi, erano stati comunque attenti. Il primo tiro in porta, al 4’, è di Cassetti, che dal limite dell’area al volo manda il pallone direttamente in Curva Nord. Al 7’ splendida azione del che prende palla a centrocampo, passa in mezzo ai due centrali del Parma e poi prova il tiro dai 25 metri, che però termina abbondantemente alla destra di Mirante. Ancora protagonista qualche minuto dopo, quando viene fermato in area da Paletta, dopo un assist morbido delizioso di Vucinic, e reclama il rigore per il contatto. Brighi sorvola, nonostante del proteste del numero 10 romanista. Decisione diversa al 18’ quando Cassetti lancia Taddei, fermato in area col corpo da Lucarelli. Rigore, sul dischetto, sotto la Nord va ovviamente , che di mette il pallone all’angolino. Lo stadio, fino a quel momento praticamente in silenzio, esplode cantando “Un capitano, c’è solo un capitano”. In tribuna applaudono anche Ilary e Mexes. La Roma tiene palla ma si riaffaccia dalle parti di Mirante solo al 34’, quando Paletta anticipa Vucinic di testa. La Roma insiste e, dopo un colpo di testa di respinto da Mirante, Juan è il più rapido a ribattere in rete. Per il brasiliano è il secondo gol in campionato, dopo quello, sempre all’Olimpico, contro il Bari. A rendere l’atmosfera dello stadio ancora più piacevole, arriva il gol del Cagliari alla Lazio, accolto dal solito boato (e dai soliti cori) della Sud.

Il primo tempo si chiude con un brutto fallo di Giovinco su Pizarro, costretto a uscire in barella tra le lacrime. Al suo posto nella ripresa entra Simplicio, incitato da Taddei e Doni al momento dell’ingresso in campo. Il Parma torna in campo un po’ più convinto, Marino mette le due punte con Crespo al posto di Morrone, ma pericoli dalle parti di Doni non se ne corrono. Ne corre, eccome, Mirante quando al 10’ Vucinic ci prova da fuori area, ma il suo tiro finisce a lato di poco. Al 15’ ammonito (diffidato, salterà il Lecce) per aver bloccato col braccio una punizione di Giovinco. La Sud sembra non gradire l’atteggiamento della squadra e canta: “Quando ve pare, giocate quando ve pare” e “Solo la maglia, tifiamo solo la maglia”. Gli applausi sono solo per , soprattutto quando al 19’ impegna Mirante con un da fuori area. La partita, improvvisamente, si riapre a diciotto minuti dalla fine, quando Amauri, col tacco, mette dentro un cross basso di Valiani. Un minuto dopo, Montella toglie (standing ovation per lui) e mette Borriello.

La Roma però è capace di complicarsi la vita come nessun’altra squadra al mondo e Amauri, neanche cinque minuti dopo, mette dentro il pallone del pareggio. La Sud fischia, il resto dello stadio è ammutolito. Doni salva il risultato al 40’ quando Dzemaili, da centro area, colpisce a botta sicura. La Roma è in bambola, Montella si sgola dalla panchina, ma la squadra, in campo, sembra incapace di reagire. Al 44’ è Giovinco, con un pallonetto morbido al limite dell’area, a tentare di sorprendere Doni ma il pallone termina di poco a lato. E’ di fatto l’ultima azione, perché poi la Roma prova confusamente qualche azione, ma non riesce a incidere. E il sole che esce sull’Olimpico dopo un pomeriggio di pioggia, mentre la squadra rientra negli spogliatoi subissata dai fischi, è l’unica cosa da salvare.