10/02/2011 21:04
Forse nella mente dei tifosi romanisti aleggiano ancora i fantasmi di San Siro. Ma è giusto che sia così. Non va cancellato il ricordo di una serata maledetta da trasformare in un propizio trampolino di lancio per il risveglio dellorgoglio. In opposizione allironia spicciola, rivedendo in replay le immagini di quella partita, si rafforza la convinzione che gli uomini di Ranieri abbiano offerto alla cosiddetta "Scala" del calcio, lampi di gioco che non si vedono spesso sui nostri campi.
E pur vero che le saette quasi sempre annunciano il temporale, giunto canzonatorio sul cielo di Milano, dove però, non è mancato lo sgambetto della sorte alle tessiture importanti imbastite dai giallorossi. E allora che si fa? Rimaniamo a commiserarci sotto la pioggia? No, si prende lombrello come provvisorio riparo e si esce alla luce del sole per lanciare un monito: «la Roma è ancora viva». Un avvertimento che non dovrebbero sottovalutare i transitori battistrada, sicuri di aver fatto fuori una scomoda concorrente. Ma nello stesso tempo, per dare sostanza allesortazione, va allontanato linsidioso suono delle fanfare e dei facili ottimismi. Intanto prendiamo in prestito , come auspicio, una metafora dal sapore di fiducia. I grandi tenori, durante i mesi di repliche, possono incappare in qualche stonatura. Ma quando la recita viene presentata in una serata di gala, difficilmente sbagliano di nuovo lacuto.
E proprio contro il Napoli si annuncia unaltra giornata di lusso. Per loccasione, tornerà la bacchetta del Capitano Francesco Totti a dirigere il coro sul palcoscenico amico dellOlimpico. La squadra giallorossa ha già pagato a Milano il tributo allestetica. Per rimanere sulla carrozza del treno che viaggia verso la stazione centrale, stavolta vanno messi da parte gli ornamenti superflui, per puntare dritti al bersaglio della concretezza. Quando le circostanze lo richiedono, non si manca di dignità lasciando nellarmadio labito della festa per indossare la tuta dellartigiano. E ciò che si aspettano i tifosi romanisti, per mettere in soffitta i beffardi "lustrini" di S. Siro.