14/02/2011 09:46
Latmosfera è tiepida, non cè neanche tanta voglia di parlare e di confrontarsi. Calma piatta verbale. Per poco più di un quarto dora parlano, impietosamente, solo le immagini di un Napoli che corre a cento allora e di una Roma immobile, con gli attaccanti giallorossi che non rientrano per aiutare gli altri reparti. Alle 11.30 tutti in campo. I contestatori, pochi ma comunque vocianti, salgono sul muro di cinta e aprono bocca. «Dì ai tuoi compagni che devono correre», urla un tifoso a Borriello. Gli altri si accontentano di classici dei tempi cupi come «Laziali», «Mercenari», «Vergogna» e «M...e».
Il più bersagliato è Ranieri. «Se sei un uomo ti devi dimettere», gli grida contro uno degli «attivisti» della contestazione. Il tecnico e la squadra non battono ciglio fino alla fine dell'allenamento. Il primo a uscire, poco dopo mezzogiorno, è Riise. I tifosi lo fermano, il norvegese abbassa il finestrino e ascolta. «Dovete correre, dillo soprattutto a Vucinic e Menez. Dovete onorare la maglia e rispettare noi tifosi». Risposta: «Possiamo fare di più, è vero, ma ci impegniamo sempre. Vedrete che ci risolleveremo». Riise se ne va e al cancello di Trigoria arriva il team manager Scaglia.
I contestatori vogliono un colloquio con Totti «perché è uno dei pochi degni di giocare nella Roma». Richiesta accolta. Arriva Vito Scala e cinque tifosi entrano dentro il Fulvio Bernardini a parlare con il capitano. Conciliabolo breve, dieci minuti, ma intenso. Totti sente le ragioni altrui e risponde: «Vi garantiamo il massimo impegno, noi giocatori siamo i primi ad essere rammaricati. Ripartiremo e ci rialzeremo». La delegazione dei contestatori leva le tende e ritorna a casa. Qualche minuto dopo lo fanno anche i contestati. «È il momento di lavorare», scappa di bocca a Julio Sergio. «La contestazione fa parte del gioco» di Nicolas Burdisso fa da contrappeso al "sono un po sorpreso» di Simplicio. Poi, alle 13.20, esce Ranieri. Firma qualche autografo, parla con un tifoso, saluta e se ne va. Oggi è un altro giorno.