16/02/2011 10:44
Ecco dunque giustificato, almeno in parte, l'entusiasmo per una pesca meno terrificante, lo Shakhtar Donetsk campione ucraino e largamente al comando dopo la sosta invernale di questa stagione. Nelle conferenze stampa di vigilia, hanno fatto sensazione queste parole: «Troppi hanno esultato dopo il sorteggio, vedrete domani sera quanto è forte questa squadra». Facile attribuire questo giudizio a Mircea Lucescu, vecchio amico al timone della formazione gratificata dai miliardi di Rinat Akhmetov, re delle locali miniere. Lascia un po' perplessi che le abbia pronunciate invece l'allenatore della Roma, ma i vecchi insegnamenti popolari dicono che mettere le mani avanti qualche beneficio lo produce.
Non mancano, insomma, i motivi di allarme per questo esordio nel «juego a morir», come nell'America Latina viene definito il dentro o fuori destinato a scaturire dal doppio confronto dell'eliminazione diretta. Si chiama Ucraina, il segno negativo, ricordando che sette anni fa all'Olimpico la Roma dei quattro allenatori, in quell'occasione era in panchina Rudi Voeller, l'esordio in Champions fu segnato dall'espulsione di Mexes e da una secca sconfitta con la Dinamo di Kiev. L'arbitraggio oltraggioso dello svedese Frisk produsse il lancio di una moneta dalla tribuna d'onore (pare) e la squalifica del campo, premessa per un'eliminazione senza scampo.
Lo Shakhtar si è trasferito a Roma da qualche giorno, aveva speso la lunga sosta invernale preparandosi al sole del Dubai, un lusso che gli attuali avversari non avrebbero mai potuto consentirsi. Dunque difficile attendersi che le ruggini abbiano lasciato segni apprezzabili sulla squadra di Lucescu, non è pensabile che la condizione fisica sia inferiore a quella attuale, non felicissima, dei giallorossi oppressi da malumore e da dichiarazioni di scarsa fiducia in se stessi. Va anche sottolineato, tanto per lasciare accettabili margini all'ottimismo, che la Roma ha spesso trovato nelle situazioni più complesse qualche colpo di coda inatteso, basti pensare a quel secondo tempo contro il Bayern che ha regalato il passaggio del turno quando le speranze erano fievoli.
Con una coppia centrale più affidabile, tornano Mexes e Burdisso, Ranieri deve scegliere gli interpreti dell'offensiva, Menez dovebbe esserci, poi due tra Vucinic, Totti e Borriello, la storia insegna come le previsioni siano spesso disattese dal tecnico. Tra gli ospiti, due esterni di qualità come Rat e Srna, l'altro croato Eduardo che viene da quell'Arsenal al quale gli ucraini avevano strappato il primato del girone, c'è anche un Adriano vero.