Ranieri contro passato e futuro

18/02/2011 10:36

CALENDARIO - Ribaltare il risultato in Ucraina al ritorno è un’impresa tal­mente pazzesca che a questa Roma potrebbe anche riuscire: giocarsi il tutto per tutto, senza calcoli, cercan­do tra orgoglio e forza della dispera­zione quel qualcosa in più per vince­re e farlo con due gol di scarto. Però, e questo Ranieri lo sa bene, prima di volare a Donetsk nell’agen­da giallorossa ci sono altri appuntamenti da non fallire. Due su tutti, che arrivano a stretto giro di posta: domenica a Marassi con il e poi mercoledì a , nel re­cupero della gara sospesa per ne­ve, la Roma non può permettersi altri passi falsi se non vuole vede­re allontanarsi il quarto posto, obiettivo minimo di questo cam­pionato per questioni d’orgoglio e, soprattutto, di bilancio e prospet­tive per la prossima stagione. Due appuntamenti da non fallire, an­che perché la classifica della Ro­ma è ferma da due settimane: ko con l’Inter a San Siro, ko in casa con il , primo assaggio dei fischi beccati mercoledì sera in .

DEJA’ VU - Due sconfitte consecutive in campionato. Un’identità tattica smarrita per strada, una squadra che sembra solo la brutta copia di quella ammirata fino a pochi mesi prima. Difficoltà nella gestione del­lo spogliatoio, con un turn over che, invece di ottimizzare l’impiego del­le risorse, finisce con il creare solo più musi lunghi (ultimo sfogo perve­nuto quello di Borriello, in panchina mercoledì). La sensazione di dejà vu è forte, perché buona parte delle obiezioni mosse oggi a Ranieri sono le stesse che hanno accompagnato Spalletti nelle ultime settimane del­la sua esperienza in giallorosso. Ec­colo il paradosso temporale: il Ra­nieri di oggi, l’uomo che un anno fa aveva ricostruito una Roma a pezzi, si ritrova nelle stesse condizioni psi­cologiche, ambientali e tecniche, dell’ultimo Spalletti, al quale è su­bentrato lo scorso campionato dopo due giornate e altrettante sconfitte.

RIMPIANTI - Nel caso di Ranieri, tut­tavia, il contrasto tra i giorni belli e un presente fatto di pioggia è anco­ra più netto. Perché lui, il tecnico di San Saba, è quello che soltanto la scorsa primavera è arrivato a gio­carsi lo scudetto all’ultima giornata dopo una rimonta pazzesca, ha per­so la Coppa Italia in casa perché Mi­lito dall’altra parte era in stato di grazia e a fine agosto s’è visto sfug­gire la Supercoppa dopo essere pu­re passato in vantaggio a San Siro. Lui, romano e romanista, se n’era andato da giocatore nel 1974 e ci ha messo 35 anni per tornare, da alle­natore, pregustando fino all’ultimo il successo al primo tentativo. An­che Spalletti aveva sfiorato uno scu­detto all’ultima giornata, ma tra la grande delusione e il divorzio è tra­scorsa un’intera stagione, spesa al­l’inseguimento dell’Europa con l’il­lusione di un nuovo inizio. Non sarà così per Ranieri, nessuna illusione: aveva detto chiaro e tondo «non fir­mo per un anno», ora come ora il di­scorso del rinnovo è praticamente chiuso. Non ci sarà domani: deve ti­rare fuori oggi, e al più presto, tutto quello che la sua Roma ha ancora dentro.