Roma, il guaritore

24/02/2011 08:49

Forse aveva ragione Ranieri, «serviva una scossa» ed è arrivata al Dall’Ara al termine di una partita giocata per buona parte in avanti nella quale però la Roma ha saputo anche stringere i denti contro gli assalti nel finale dei resti di un decimato da squalifiche e infortuni. Montella è stato addirittura miracoloso: è infatti una delle note buone, ma allo stesso tempo dolente, il recupero di Pizarro, fuori dal 28 novembre scorso.

Quasi ottanta minuti da regista vero, come nei tempi migliori, a dimostrazione che quanto detto e scritto sulla sua «rottura» con Ranieri era tutt’altro che fantasia giornalistica come ventilato dalle solite sirene arroccate nel fortino di Trigoria. Una brutta cosa, comunque, perché chi gioca «contro» un allenatore, inevitabilmente lo fa anche contro la «sua» squadra. La domanda, giustissima, che si fanno i tifosi dopo quanto visto ieri è: «Dov’era Pizarro quando la Roma perdeva la testa e aveva bisogno di lui?».

Ma è roba passata e il buonismo del momento costringe a pensare al presente: anzi al futuro. Montella ha dettato le sue priorità. Il della nuova Roma sarà Doni. In difesa i tre ruoteranno (già a partire da domenica all’Olimpico con il Parma vista la di Mexes) e in attacco i cambi sono scritti: giocherà sempre uno tra e Borriello (molto probabilmente domenica toccherà al capitano partire titolare) e uno tra Vucinic e Menez. Insomma, una Roma meno spregiudicata, ma notevolmente più corta e compatta che ha retto meglio il campo e sembra aver finalmente ritrovato il sorriso. Una roba non da poco per un gruppo che aveva mostrato volti sorridenti già prima di entrare in campo e ha mostrato di saper vivere la tensione sportiva in modo diverso: probabilmente serviva qualcuno in grado di sdrammatizzare e Montella ha mostrato di saperlo fare.

È solo un primo passo, ma la strada imboccata dalla Roma sembra quella giusta e adesso anche la classifica fa un po’ meno impressione: sesto posto, e Palermo scavalcati e zona sei lunghezze più su. Si può fare, a patto che si remi tutti dalla stessa parte e non ci si faccia continuare a prendere dagli isterismi: come quelli percepiti a fine gara su chi, come e dove, deve parlare... Dietro i sorrisi, il solito velo di tristezza.