Roma, rimonta Vanificata la grande occasione di avvicinare il Milan: non basta

03/02/2011 09:27

Nella notte della frenata, la gens romana, storicamente ospitale e nella circostanza anche interessata, dà il suo benvenuito allo straniero, di qualsiasi provenienza, preferito all’attuale indicazione indigena circa il nuovo proprietario della società che si dovrebbe conoscere a metà mese. Perché, in attesa della prima valutazione delle cinque offerte dei possibili acquirenti del club, in programma oggi, l’Olimpico giallorosso con qualche ora di anticipo fa già la sua scelta, contestando l’unica soluzione italiana. Non passa nemmeno un quarto d’ora che in curva nord si alza lo striscione con la scritta Angelucci non lo vogliamo, chiara presa di posizione della tifoseria. Sicuramente compatta nella bocciatura dell’imprenditore romano. Passano pochi secondi e dalla Sud arriva la conferma con un paio di cori, a tutta curva, contro il pretendente di casa.

La Roma, in campo, non si fa apprezzare quanto fuori. Ranieri, come a nei sedici minuti sotto la neve, presenta il tridente, stavolta addirittura pesante con Borriello, e Vucinic. Il primo, rispetto al breve intermezzo al Dall’Ara, sostituisce in avanti Taddei. L’intenzione è chiudere in fretta la pratica per dedicarsi alla supersfida contro l’Inter, posticipo di domenica sera a San Siro. Ma il Brescia, con il 3-5-2 del ripescato Iachini, conquista la metà campo, avendo la superiorità numerica nel settore in cui si comanda il gioco e dove nasce ogni idea: sono appunto in cinque contro i tre giallorossi Perrotta, e Simplicio. Nonostante un decente possesso palla organizzato da Zanetti, campione d’Italia con la Roma nel 2001, Julio Sergio non corre pericoli. Bene Juan contro Eder. E abbastanza concentrato anche Mexes. La difesa tiene e, forse, è l’unica indicazione positiva della prima parte. L’unico tiro in porta al trentasettesimo, dalla distanza, è di Cassetti: deviato in angolo da Arcari, titolare dopo lo stop di Sereni nel riscaldamento.

L’unica mossa di Ranieri, verso la mezzora, è la modica dell’assetto. Dal di partenza passa al 4-2-1-3 a trazione anteriore, con Simplicio trequartista. Copiando Mourinho, il tecnico del triplete con l’Inter nella passata stagione, la Roma sembra sistemata leggermente meglio, anche perché si riducono le distanze tra l’attacco, statico e di coseguenza poco assistito, e il resto della squadra. Ma solo su corner i giallorossi si affacciano in modo pericoloso nell’area avversaria, anche se Juan, due volte, e Borriello, non inquadrano la porta di Arcari. La prestazione scadente e impotente non piace e il pubblico fischia il gruppo di Ranieri quando rientra negli spogliatoi tra i due tempi. E lo farà con più forza a fine gara.

Dopo l’intervallo, ecco Menez: fuori Simplicio. Dentro tutti gli attaccanti a disposizione per sbloccare il risultato. Il francese sembra accendere la sfida. Poi evaporerà. La Roma ha subito tre chances. Tre sinistri. Quello di Vucinic, su tocco in area di Menez, con la palla che scheggia l’incrocio dei pali più lontano, il successivo di Riise, da fuori, con arcari che prolunga in angolo e il terzo di , forte ma centrale, sfuggito al e con Borriello che non ne approfitta. Al quindicesimo, però, è proprio il centravanti a fa centro: lancio di in area per Vucinic, chiuso da Bega che scivola, Zoboli non rinvia e la palla resta lì, irrompe Borriello che scarica di sotto la traversa per l’1 a 0, entrando in doppia cifra, 10 gol in campionato, 15 comprese le coppe. , al ventesimo, centra la traversa su punizione. Paga anche la prima sostituzione di Iachini: Lanzafame per Zanetti a metà tempo. Pochi secondi e pari: sul cross di Hetemaj dalla sinistra, Eder salta meglio di Riise e incrocia di testa superando Julio Sergio al ventiquattresimo. Proprio Lanzafame, da fuori, impegna a seguire il giallorosso: angolo. In campo anche Possanzini per Eder e Vass per Diamanti. In contropiede, durante il disordinato e incocludente assalto giallorosso, traversa al novantesimo di Lanzafame. Tanta paura prima dei fischi per la solita gaffe con un piccola. Vale un kappaò.