Ghini e Malagò: «Un grande salto di qualità per tutto il nostro ambiente»

28/03/2011 11:47

C’è però bisogno, secondo l’attore, di una crescita collettiva: «Mi aspetto un salto in avanti da parte di tutti: la società, la squadra e anche noi tifosi. Dovremmo smetterla di pensare che “arriva lo zio Paperone” ed entrare in un’ottica diversa. Che non significa non essere più tifosi. Semmai, essere consapevoli che ciò che dobbiamo chiedere è un’organizzazione diversa della società e della squadra. Perché solo così si può tornare a raccogliere risultati. Avendo comunque coscienza che qualcosa di importante si è fatto e qualche paginetta è stata scritta, in questa à. E che da qui, se lo si merita, si deve ripartire per diventare una di quelle squadre che fanno la storia, oggi, del calcio mondiale». Senza ovviamente buttar via un patrimonio fatto di passione ed emozioni: «Anzi, rendendone partecipi anche loro, gli americani. Che saranno inizialmente un po’ stupiti da tante manifestazioni, ma capiranno presto cosa vuol dire essere alla guida di una società che ha accanto una tifoseria come questa. Per cui dico: “Lasciamoli lavorare perché ci facciano divertire”».

«Cosa penso dell’arrivo degli americani? Non bisogna essere prevenuti, ma al contrario accompagnare con speranza questa innovazione». Così Giovanni Malagò, presidente del circolo Canottieri Aniene alla vigilia del giorno che potrebbe essere risolutivo per il passaggio di proprietà della Roma che a ore finirà nelle mani di Thomas DiBenedetto. «Di natura sono ottimista – spiega Malagò a Il Romanista -, ora lo sono più che mai». Ottimista perché vede in questa cessione una opportunità importante per la Roma: «Se la banca ha valutato che questa operazione è la migliore possibile al momento, allora credo che il popolo romanista debba essere tranquillo». Con l’arrivo degli americani si ha l’impressione che possa cambiare il modo di gestire le società di calcio e gli investimenti. «Sì, in teoria si cambia – spiega Malagò - .Perché conosco il tipo di cultura di chi ha questa formazione professionale. Dovrebbe arrivare un certo sviluppo». Perché in teoria? «Perché il nostro Paese a volte ci riserva delle sorprese. A volte si incontrano molte difficoltà a sviluppare un settore per tutta una serie di impedimenti... ». Forse sarà anche per questo che i tifosi da un lato sono speranzosi e dall’altra timorosi del cambiamento: «I tifosi devono essere consci del fatto che questa è la migliore carta spendibile in questo momento storico. E’ inutile inseguire delle chimere». «Non bisogna essere prevenuti – conclude Malagò -. Anzi, bisognerà dare delle possibilità nel medio termine per poi fare delle valutazioni complessive del lavoro svolto. Insomma, sarà importante che si creino i presupposti per sviluppare un progetto».