Grazie a un Totti super è tornato lo spettacolo

22/03/2011 09:45

Anche noi però ci siamo divertiti poco al pensiero di dove sareb­be arrivata la Roma se Mutu e Behrami, giun­ti ad un passo dalla fir­ma del contratto, aves­sero potuto indossare la maglia giallorossa. Ognuno ha insomma le sue rogne da grattare. La partita, lungi dal chiedere molti sforzi di attenzione alle due di­fese, ha concesso agli spettatori molti spunti piacevoli. Non è man­ neppure un gesto di grande valore spor­tivo quando Gamberi­ni, a fine partita, si è congratulato con per il prestigioso tra­guardo raggiunto. Og­gi, in pieno dilagare, persino sui campi del­lo sport, di ogni genere di inciviltà, neppure negli ordini cavallere­schi sono più di moda gesti tanto signorili. Ed è anche certo che non occorre niente di più di qualche bel gesto per risvegliare sugli spalti i più nascosti senti­menti ( nascosti pro­prio da quei giocatori che si comportano di­versamente). Intanto se il capitano della Ro­ma continua con le doppiette, potrà supe­rare non solo Baggio, ormai a portata di tiro (in porta), ma puntare i vertici assoluti dei cannonieri di tutti i tempi. E non ci si dica che il traguardo rag­giunto a Firenze ha placato il capitano del­la Roma perché non solo i grandi campioni, ma persino gli uomini comuni occupano la maggior parte del loro tempo nella ricerca del meglio. L'ambizio­ne innalza i monumen­ti più grandi e punta sempre a superarsi.

In un cam­pione, cioè in un atleta che affronta tanti sacrifi­ci per collo­carsi al di sopra degli altri e resta­re insupera­bile, certe inclinazioni sono più sentite e de­terminanti.

Montella sta tenendo in mano con sufficien­te sicurezza la patata bollente che gli hanno regalato, confermando di conoscere bene la squadra che deve por­tare al traguardo di fi­ne stagione. Non solo ci sta dimostrando di conoscere il gruppo, ma di saperlo, all'oc­correnza, anche mi­gliorare. Ce ne ha dato prova all'inizio del se­condo tempo quando, constatando che la Ro­ma era deboluccia ed inerme sulla fascia de­stra dello schieramen­to offensivo, ha spedi­to in campo Rosi. Il ra­gazzo, se chiamato a difendere, si è rivelato privo di misura, ma è proprio la mancanza di misura a renderlo utile a sostenere gli spunti offensivi. Da og­gi insomma Rosi può interpretare con lode­vole applicazione il ruolo di alternativa di spinta al centrocampi­sta di fascia. Una tro­vata, questa di Montel­la, rivelatrice del fatto che conosce a fondo anche le lacune e i punti deboli della Ro­ma, sapendo cosa fare per rimediarvi. Riusci­re a riconoscere i difet­ti della propria squa­dra, prima che accada il peggio, è la prima delle doti che deve possedere un allenato­re, anzi è l'essenza se­greta del suo valore. E fermiamoci qui, prima di mettere questa virtù alla base anche della vita sociale.