04/03/2011 09:01
La Roma è di fronte al nuovo e, forse, ultimo, snodo stagionale e lAeroplanino, solo dal 21 febbraio planato sulla panchina giallorossa, sa quanto possono incidere sul futuro le tre partite in 10 giorni: stasera a Lecce, nellanticipo di campionato, martedì a Donetsk contro lo Shakhtar per il ritorno degli ottavi di Champions e domenica 13 marzo il derby. «Ci sarebbero, anche dopo, margini per recuperare posizioni in questo torneo. In coppa, invece, no. Ma è bene concentrarsi su una partita alla volta. Se guardiamo a lungo termine ci aspettani gare importanti, ma al tempo stesso anche stimolanti per giocatori, allenatore e ambiente».
La prima tappa nel Salento e contro «il Lecce che è squadra organizzata come il Bologna e da studiare bene». Ma Montella è convinto che la sua Roma, nonostante il gruppo di De Canio qui abbia pareggiato contro il Milan e lInter e battuto la Juve, abbia qualcosa in più della rivale di serata. «E battibile: vogliamo vincere». Senza distrarsi con lo Shakhtar e quindi senza risparmiare titolari in vista della trasferta in Ucraina (solo Totti è assente, squalificato come Rosi): «Questa resta una gara chiave per noi. E vero che viene prima dellincontro di Champions in cui ci giocheremo la qualificazione, ma tra le due ci saranno quattro giorni per riposare e le mie scelte così saranno esclusivamente pensando al Lecce». Insiste e fa bene. Puntando, come ripete dal giorno del suo insediamento, sui migliori: «In campo vanno i più affidabili, ora cè bisogno di quelli, a prescindere dalletà, dalla simpatia o dalla valutazione tecnica. Ci servono certezze». Il riferimento è al recuperato Perrotta. E a Pizarro che «ha ancora un po di fastidio». Test stamattina: se non ce la fa, entra Brighi. Pur ringaziando il gruppo per la disponibilità, invia un avvertimento a chi ha spazio in corsa, cioè partendo dalla panchina. Simplicio, Menez e lo stesso Borriello hanno deluso nella ripresa della gara di domenica con il Parma. Sarà titolare solo il primo e perché non cè Totti. «Sono giocatori importanti: quelli subentrati allOlimpico, così come quelli di Bologna. Gente di primo livello. Quindi, tecnicamente e anche mentalmente, mi aspetto qualcosa in più da loro. Perché i cambi possono decidere la partita. Ormai nel calcio contano molto i numeri, le gare si vincono negli ultimi quindici minuti. A volte non si entra in partita. Non per mancanza di voglia ma perché non si riesce a dare il massimo. Ci può stare. Una volta, però. Due no. Io guardo, analizzo tutto e cerco di trarre le mie conclusioni».
E basta giustificazioni. Non serve parlare di gruppo con la lingua di fuori o di questione psicologica: «Finiamola, si è discusso anche troppo di condizione fisica, mentale e altro. Devo valutare la squadra da quando sono arrivato io. Vedo ottimi segnali: lo spirito giusto e la voglia di rivalsa. Non voglio assolutamente che diventi un alibi il discorso della scarsa preparazione. Il mio compito è di capire la situazione e di intervenire per risolvere il problema».
Su Mourinho che entra nel ballo dei candidati per la Roma che verrà. «Non mi turbano le voci di possibili allenatori. E di nomi ne ho sentiti ancora pochi. Poi la storia del portoghese parla da sola: un grande tecnico».
Tra i 22 convocati, tre giovani. E il nuovo corso. Domenica scorsa Federico Viviani. Qui, con il slito Stefano Pettinari, Alessandro Florenzi, capitano della Primavera (festeggerà i 19 anni venerdì) e vice Pizarro (Greco bocciato in quel ruolo: «Per me ha altre carattertistiche»), e Gianluca Caprari, centravanti (sarà maggiorenne a fine luglio) e famoso per essere stato il raccattapalle contestato da Zamparini che voleva far ricorso dopo Roma-Palermo 1-0 del 26 gennaio 2008 (allepoca quattordicenne, si sbrigò a far battere il corner a Tadei per il gol decisivo di Mancini).