07/03/2011 11:03
Contro gli ucraini, il tecnico toscano lo ha lasciò in panchina, almeno allinizio. Entrò al 18 del secondo tempo, cambiando il destino suo e della Roma. Del presente e anche del futuro, ma questo non poteva saperlo. Segnò, quella sera. E fece segnare anche De Rossi. Si abbracciarono, dopo il gol, entrambi in ginocchio. Braccia al cielo, si dissero qualcosa allorecchio. Cosa non è dato saperlo. Nessuno ne parlò allora, nessuno ne parla oggi. Oggi che De Rossi e Pizarro saranno ancora una volta insieme a guidare il centrocampo. Non lo hanno fatto spesso questa stagione. Ranieri, complici i guai fisici del cileno, ha schierato quasi sempre Daniele, non il Pek, alle prese con la riabilitazione al ginocchio e con un rapporto assai tormentato con lex allenatore. Non con De Rossi. Che infatti, dopo il gol del 2- 2 contro il Bayern a fine novembre, è andato verso la panchina per abbracciare proprio lui, lamico, il compagno di mille battaglie e diecimila passaggi. Quello che «non risponde mai al telefono» come raccontò una volta proprio Daniele ma poi, quando serve, cè sempre. Hanno parlato tanto in questi anni: di cose di campo, di calcio, di partite. Ma anche di questioni private, quelle che basta guardarsi un attimo negli occhi per capirsi. Così come succede con Montella, lallenatore che da quando siede sulla panchina della Roma lo ha rigenerato. Da ex compagno, non avrebbe potuto fare diversamente. Cera anche lui, quattro anni e mezzo fa, in panchina con Pizarro contro lo Shakhtar. Spalletti lo fece entrare gli ultimi venti minuti al posto di Totti, lui scese in campo con la Sud impazzita che cantava per lui. Il motivo? Oltre al fatto che lui è Vincenzo Montella - e questo basterebbe - il fatto che dopo il primo gol della Roma lui, dalla panchina, corse a festeggiare sotto la Sud. Tifoso tra i tifosi. Guarda caso, la stessa cosa che ha fatto Pizarro venerdì sera a Lecce. Unesultanza lunga quattro anni. Come quellabbraccio con De Rossi.