Roma, la firma a Boston

31/03/2011 10:33

SOCIETA’ -Nascerà una società ita­liana al sessanta per cento degli americani, al quaranta di Unicre­dit che, a sua volta, avrà la facoltàdi rivendere una quota della sua parte a un imprenditore italiano. A proposito, continuano a circolare i nomi del dottor Francesco Angeli­ni, del gruppo Lamaro dei fratelli Toti, del gruppo , del grup­po Angelucci, di Leonardo Caltagi­rone. Ma questo è un problema successivo, ora quello che conta è che vengano riscritti i contratti e i patti parasociali. Gli uffici legali si sono già al lavoro, lo stesso mister Tom DiBenedetto ieri, nel tardo pomeriggio, al termine di una giornata da turista nella Capitale, ha fatto una prolungata sosta nella sede dello dove c’è stata anche una conference- call con gli altri soci americani, Pallot­ta, Rouane e D’Amore, a cui ha par­tecipato anche il dottor Fiorentino. Una volta terminato il lavoro, il tut­to dovrà essere spedito negli Stati Uniti per essere esaminato, verifi­ e vistato da parte del gruppo americano. A quel punto il dottorPaolo Fiorentino e il dottor Peluso di Unicredit voleranno a Boston per il brindisi. Ha fatto molto di­scutere questa novità della società italiana. Qualcuno ha accusato il gruppo americano di aver cambia­to le carte in tavolo.

A questo proposito, per quanto ci risul­ta, la proposta di creare una società in Italia, mister Di-Benedetto e soci l'avevano già fatta nelle riunioni di New York. Ma si preferì seguire un'altra strada.

SOLDI -Si è parlato molto, e si con­tinua a parlare, della questione sol­di. Che sarebbero stati la causa principale di questo cambiamento in corsa. Se ne è parlato al punto da mettere in dubbio la solidità econo­micadi mister Tom-DiBenedetto e dei suoi soci. Quasi che il dottor Fiorentino, il dottor Peluso e i loro legali fossero i pollastri da spenna­re al tavolo da gioco. Ci sentiremmo di escluderlo. E' chiaroche nella due giorni di riunioni si sia parlato di soldi, sarebbe folle pensare il contrario. C'è stata una ripartizione dell'investimento tota­le, si sussurra di una cifra intorno ai dieci milioni spostata dall'acqui­sto della società alla prima ricapi­talizzazionecon la fondata motiva­zione di poter investire di più sulla Roma che verrà. E' altrettanto chiaro che quando si parla di soldi, tanti soldi, si parli pure di garan­zie. Che, forse qualcuno se lo era dimenticato, erano già state date al mo­mento del primo ac­cordo con una strut­tura che poi è stata cambiata nella due giorni trascorsa allo studio Grimaldi. Queste garanzie, ora, dovranno essere spo­state sulla nuova società. Una vol­ta, ovviamente, che sarà costituita, non prima. In più, questa volta, do­vranno essere fornite le garanzie sulla prima ricapitalizzazione.

Non resta che attendere. Fermo restando, per esempio, che ieri, proprio a proposito di garanzie fi­nanziarie e solidità economica, è inter­venuto anche il sin­daco di Roma, Gian­ni Alemanno che martedì scorso, in tarda mattinata, ha avuto un incontro con il dottor Paolo Fiorentino, tema ap­punto il passaggio di proprietà che si stava materializzando in quelle ore.«Il gruppo americano ha soli­dità economica e farà una grande Roma», queste le parole del primo cittadino. Un altro pollo da spenna­real tavolo da gioco?