Stavolta alla fine godiamo noi

05/03/2011 10:24

la Roma vince 2-1 a Lecce, campo difficilissimo su cui tutte le altre grandi avevano sofferto. E nella fredda notte del Salento ritrova i gol di Mirko Vucinic e David Pizarro, due pedine fondamentali di questa squadra, attesa adesso da due partite decisive: martedì contro lo Shakhtar in , domenica il derby. C’era un solo modo per arrivarci: vincere ieri sera. E la Roma lo ha fatto. Sostenuta da cinquanta tifosi, splendidi nell’esultanza con tutta la squadra dopo il 2-1. Per loro, e per i 300 che andranno a Donetsk e per tutti quelli che rimarranno a casa, non bisogna fermarsi. Non adesso che Pizarro ha messo a segno il primo gol stagionale e Vucinic l’ottavo in campionato. Sono loro i giocatori decisivi di una formazione che Montella schiera come provato alla vigilia, preferendo a sorpresa Burdisso a Juan. In attacco spazio a Borriello, con alle spalle Taddei, Perrotta e Mirko, acclamato dalla curva con lo striscione “De Lecce simu simu, Mirko uno di noi” con riferimento al coro intonato dal giocatore il 3 aprile di un anno fa in occasione del suo gol al Bari.

Dopo i primi dieci minuti di noia, il Lecce si fa vedere con una punizione pericolosa di Olivera, che dal limite dell’area sfiora la traversa. La Roma si affaccia dalle parti di Rosati solo al 23’ quando Borriello, ben servito da Vucinic, entra in area ma col colpisce male. Tre minuti più tardi grande occasione per Cassetti che riceve palla da Taddei e, in area a porta spalancata, calcia di poco a lato. Alla mezzora tegola sulla difesa della Roma: Cassetti esce per un problema muscolare, al suo posto Juan che va a far coppia con Mexes al centro e Burdisso dirottato a destra (lo stesso schieramento che ci sarà in Ucraina). Al 31’ Roma in vantaggio: Vucinic riceve palla da Borriello, si libera con una finta di Rispoli, e batte Rosati con un delizioso tocco di punta. Il Lecce risponde al 27’ quando Giacomazzi, di testa, anticipa Riise su cross di Olivera, ma il pallone termina di poco sopra la porta difesa da Doni, che riesce a toccare quel tanto che basta per evitare il pareggio. De Canio corre ai ripari, toglie Grossmuller e mette l’ex Corvia, per cercare di pungere di più in attacco. Nel secondo tempo Montella e De Canio non cambiano nulla. Non cambia neanche la poca fortuna di Borriello che si libera dalla marcatura del difensore ma col sinistro tira debolmente tra le braccia di Rosati. Stessa scena qualche minuto dopo quando Marco, servito ancora da Vucinic, non riesce a inquadrare la porta. All’11’ ancora Olivera mette paura a Doni con un esterno dal limite dell’area che termina a lato di poco. Un minuto più tardi il brasiliano compie un miracolo su un colpo di testa di Corvia da centro area. Il Lecce ci crede, spinto dai suoi tifosi, che, in silenzio per tutto il primo tempo contro la tessera del tifoso, iniziano a cantare. La Roma va in affanno, ma tiene. Anche se al 19’ Corvia, al volo di sinistro, sfiora il palo facendo rabbrividire tutti i tifosi della Roma. Montella toglie Taddei per Brighi, ma la Roma continua a faticare tanto che Mexes perde palla al limite dell’area in modo ingenuo, ma è bravo ad anticipare Corvia e Giacomazzi. Proprio quest’ultimo al 30’ pareggia con un gran colpo di testa su assist di Munari che da quella parte faceva il bello e il cattivo tempo con Riise in evidente crisi. De Canio capisce che la Roma è in crisi e toglie Rispoli per Chevanton, andandosi a giocare l’ultimo quarto d’ora col . Montella risponde togliendo Vucinic (applaudito) per Menez. Il cambio non sortisce gli effetti sperati, anzi è il Lecce ad andare vicino al vantaggio con Corvia che da posizione angolata colpisce il lato alto della traversa. Brighi fa fallo a centrocampo su Vives, ammonito salterà il derby. Al 43’ colpo di testa di Borriello, Munari colpisce con la mano, rigore. Borriello e Pizarro discutono per tirarlo, intervengono e Perrotta a calmare la situazione. Batte il Pek, Rosati spiazzato. Il numero 7 corre verso il settore occupato dai tifosi della Roma, festeggia con loro. Borriello è il primo ad abbracciarlo. La cosa più bella, e più giusta della serata, (non ce ne vorrà il tocco di punta di Vucinic) è questa.