Totti, un pomeriggio d’amore

14/03/2011 11:12

È lui, che fa vincere alla Roma il quinto derby consecutivo con una doppietta, che regala giocate di classe a tutto l’Olimpico ma poi sblocca la partita su punizione e la mette in cassaforte su rigore. L’ennesima giornata trionfale della sua straordinaria carriera, iniziata diciotto anni fa (meno due settimane), dice che è a quota 254 gol con la maglia della Roma, 199 in campionato. In questa stagione ha segnato 9 volte, sette in A e due in . A loro ha fatto 8 gol (come Montella) per la prima volta realizzando una doppietta.

 

«Questa è una vittoria importantissima, da sogno. Battere la Lazio poi fa sempre un certo effetto e farle gol, per un romano e romanista verace come me, è una grande soddisfazione - le sue parole al fischio finale, mentre la Sud lo acclamava - Venivamo da una brutta sconfitta a Donetsk e sono contento per la squadra e per la gente». Due le dediche: «Sarà sicuramente l’ultimo derby per i Sensi e sono contento di aver fatto gol per loro perché vanno ringraziati per quanto hanno fatto. La maglietta, invece, era per mia moglie: ieri (sabato, ndr) abbiamo fatto nove anni insieme, era destino, ho fatto gol quando ci siamo insieme e anche adesso. La mia forza? Il carattere che non mi fa mai mollare. E da quando c’è Montella è cambiata la mentalità, si sta vedendo la voglia di vincere». Che potesse essere la sua giornata si era avvertito già dal riscaldamento. Incitamento per tutta la squadra, cori però solo per lui. Che ha salutato e ringraziato, col volto che esprimeva tranquillità. Lo sapeva, lui. Sapeva che nel primo tempo bisognava farli stancare, fargli credere che vincere, o perlomeno provarci, era possibile.

 

Mentre Cristian in tribuna si metteva in piedi sulle gambe di Ilary per vedere meglio, lui dava spettacolo: correva, pressava, recuperava palloni, spronava i compagni e rincorreva gli avversari. Onnipresente, semplicemente. Nell’intervallo, mentre i laziali continuavano ad insultarlo (e lui, giustamente, li ha purgatipoco dopo) ci voleva giusto un po’ di relax. Perché nel secondo tempo bisognava pensare alla cinquina e a mandarli definitivamente a casa. Quello che non è mai decisivo e nei derby non dovrebbe giocare, si sblocca al minuto 68: fallo su Pizarro, punizione dai 25 metri. Sul pallone , Riise e Vucinic. Questi ultimi si allontanano, rimangono solo Francesco e il Pek. Il cileno tocca quel tanto che basta, bomba di collo pieno del , Muslera si addormenta e la Roma è in vantaggio. Lui esulta, corre, va vicino alla panchina della Lazio dove ci sono i compagni che si riscaldano e dove qualcuno gli porge la maglietta che aspettava. Era pronta, segno che Francesco sapeva come sarebbe andata. La mostra, paradossalmente prima al resto dello stadio che a Ilary. "Sei sempre unica", c’è scritto. E il pensiero corre veloce a quel derby di 9 anni fa, quando si erano appena fidanzati e lui, con Montella a fianco, realizzò uno dei gol più belli della sua carriera. Pallonetto a Peruzzi dal limite dell’area, Ilary in tribuna che applaude ma non vede la maglietta "6 unica": «Me l’hanno fatta vedere i suoi amici, che mi hanno preso in braccio», spiegherà poi.

 

Stavolta, la sensazione è che se ne sia accorta subito, visto il sorriso e il bacio a Cristian. E poi, a partita terminata, il sorriso e l’abbraccio con Candela. Anche Vincent ha esultato ai gol dell’amico Francesco. E si è divertito, come tutti i romanisti, quando in 5 (cinque...) minuti ha fatto impazzire tutta la Lazio. Dopo il calcio in faccia di Matuzalem, graziato dall’arbitro, si è sistemato sulla lunetta del calcio d’angolo insieme a Simplicio e ha pensato solo a tenere palla per far passare il tempo. Ineccepibile dal punto di vista disciplinare, ma logorante per i nervi di chi sa di essere, per l’ennesima volta, inferiore. Uno, due, tre angoli conquistati in successione. Il tempo passa, ma Lichtsteiner e Radu non riescono a venirne a capo. Alla fine il romeno perde la ragione e si avventa di testa contro Simplicio, colpendolo sotto gli occhi del guardalinee. Rosso inevitabile e Lazio in 10. Poi tocca a Ledesma, poco prima del rigore, andare fuori di testa e lasciare i biancocelesti in 9. è sul dischetto, i giocatori della Lazio rimasti in campo lo provocano in continuazione (c’è persino chi gli tira la maglia) ma lui rimane impassibile, come d’altronde aveva fatto durante tutta la partita. Altro , altro gol sotto la Sud, altra festa. Con la corsa a torso nudo (aveva ragione Montella, è in forma straordinaria) e la maglietta sventolata come fosse una bandiera. Castellini pronto ad entrare al posto suo è il primo a battergli le mani, Montella lo aspetta in panchina. Dove Francesco, stremato, si lascia cadere. Finalmente rilassato. Finalmente felice. Finalmente .